Cultura e Spettacoli
Giovedì 03 Settembre 2009
Il mondo del Gattopardo
nel romanzo di Puntello
A Parolario, il 4 settembre, viene presentato il libro del medico comasco edito da Manni. Lo ha letto per noi l'italianista Vincenzo Guarracino.
Uomini di onore è un’ampia e ambiziosa narrazione, un vero e proprio affresco storico, che mette in scena fatti e personaggi dotati di un concreto spessore storico e al tempo stesso di un’avvincente qualità romanzesca, anche se è ben diversa dal tradizionale romanzo: diversa sia per la materia rappresentata, sia soprattutto per la tecnica espressiva adoperata. Prima di vedere cosa narra, è bene dire due parole su chi è Puntello. Beppe Puntello è un attempato signore, un medico, che ha trascorso la vita, godendosela anche (beato lui!), tra istituti di ricerca, istituti scolastici e campi di golf, conservando un’invidiabile capacità di sorridere di sé e degli altri, e che finalmente ha trovato l’ardire di mettere allo scoperto la sua passione segreta per la scrittura. Al golf-club di Montorfano, lui è di casa, certamente, da almeno un quarantennio; ma, ora, più che altro, lo frequenta per intrattenersi con amici non sempre compiacenti, ai quali propina la lettura pagine su pagine del suo interminabile libro. A pensarci è un fatto davvero singolare che anche un altro Grande Siciliano, il "Siciliano di ghiaccio", come lo chiamavano per ripicca le signore dell’epoca, ossia Giovanni Verga, abbia pensato e descritto la sua epopea dei Vinti, I Malavoglia, lui pure qui al nord, tra il Sacro Monte di Varese e le mondane raffinatezze di Villa d’Este. Si vede che è un destino dei siciliani vivere al nord con mente e cuore a sud: la vita, più che viverla, la sognano e la scrivono, evidentemente. Ad esservi narrato, o per meglio dire rappresentato, è una storia di famiglia, che trova il suo punto di riferimento in un luogo, il baglio, una casa padronale di campagna, vero e proprio cuore pulsante di tutto il libro, intorno a cui ruotano eventi e personaggi. Il tutto, sulla scena della Sicilia occidentale, nello spazio cruciale di un quarantennio, a partire cioè dal 1860 fino al 1899. Una storia vera, dunque, su una scena vera e con uomini veri, che viene fatta emergere dallo scrigno della memoria attraverso le parole del protagonista, un Innominabile, un "Uomo d’Onore", vero e proprio "deus ex machina" di tutta quanta la vicenda, che nel narrare la sua vita emblematicamente riassume e condensa la parabola di una casta, privilegiata ma non per questo non illuminata e responsabile, dotata com’è di un innato senso della giustizia, che la sua parte l’ha recitata fin quando non si è vista soppiantare da uomini infidi e senza scrupoli. È un romanzo di "voci", polifonico, da ascoltare più ancora che da leggere, fatto essenzialmente di un intrecciarsi fitto e avvolgente di dialoghi tra Protagonista e comprimari. Ancorché sembri vivere nella scia di altri libri, di quelli Verga, di De Roberto o di Tomasi di Lampedusa (ma ancor più forse di Cechov e Turgenev), questo libro è veramente un’altra cosa: qui c’è una verità che in quelli, opere eminentemente letterarie!, forse non c’era, essendo stato ripescato dal pozzo delle autentiche memorie, familiari e sociali, senz’altro schermo se non la fierezza delle origini e la volontà di narrare una Sicilia "vera" oltre ogni schematismo e sociologismo.
Beppe Puntello, «Uomini d’onore», Manni, 496 pag., 25 euro. L’opera verrà presentata il 4 settembre alle ore 18 in piazza Cavour da Matteo Collura.
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