Miglio: "Povera scuola, rovinata dalla politica"

Un'intervista al politologo fatta nel 1983 da due liceali, oggi giornalisti di successo

Pubblichiamo uno stralcio dell'intervista realizzata nel 1983 da Roberto Festorazzi e Maria Tatsos (oggi l'uno storico e giornalista, l'altra giornalista) a Gianfranco Miglio. L'intervista, ritrovata di recente, fu stampata sul numero d’esordio di «La Sfera», foglio del liceo Volta. Il testo integrale è pubblicato sull'edizione dell'11 ottobre 2009 del quotidiano <La Provincia di Como>. 

Professor Miglio, le piace la scuola italiana?
No. Troppe cose non vanno.
Di chi è la colpa?
La colpa è del potere politico. Anche degli intellettuali che hanno trovato un terreno molle nella classe politica del secondo dopoguerra. È stata l’ignoranza di una classe dirigente di quart’ordine, che naturalmente non ha gestito niente dei problemi culturali e scolastici, ciò che ha fatto il maggior danno al Paese. L’errore più grave l’ha compiuto immettendo insegnanti impreparati, con criteri assistenzialistici, ma poi anche con una specie di rancore profondo verso la vecchia scuola. È accaduto come se gli ultimi della classe riuscissero, per un certo periodo, ad avere in mano il mazzo. Basti pensare che le riforme universitarie più sbagliate e triviali sono state tenute a battesimo da professori universitari falliti. Ma soprattutto c’è stata la lotta contro le attitudini. La società deve prendere queste attitudini di ciascuno e svilupparle. La colpa è dell’egualitarismo cretino.

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