Salvatore Fiume a Erba
Una vita per l'arte

Nei dipinti l'esistenza del pittore e l'essenza della sua pittura

Un pittore che dialogava con i grandi a colpi di pennello, un artista poliedrico che reinventò la classicità e un uomo che detestava la malinconia e portò il sole della Sicilia nelle opere realizzate in Brianza. Tutto questo era Salvatore Fiume, nato a Comiso nel 1915, che nel 1946 scelse di vivere a Canzo dove approdò subito dopo essersi licenziato dalla Olivetti per dedicarsi completamente alla pittura, ma anche alla scultura, alla scenografia, all’architettura e alla scrittura. Ce lo racconta il figlio Luciano a partire dalle opere (1940-1994) in mostra nell’antologica Salvatore Fiume: un classico moderno in corso fino a domenica a Lariofiere a Erba (Como). «Mio padre venne a Canzo nel 1946 accompagnato da amici milanesi che vi abitarono da sfollati durante la guerra. Qui trovò una vecchia filanda, oggi sede della fondazione Fiume, che prese in affitto e ne fece prima il suo studio, poi la sua dimora. Vinse presto la diffidenza dei brianzoli per il suo attaccamento al lavoro che ha sempre considerato una gioia. Aveva un temperamento radioso: non gli interessava l’aspetto angosciante della vita e sorrideva del vizio del poeta di nutrirsi di malinconia».

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