
(Foto di Ansa)
L’attrice 71enne aveva un tumore al pancreas. Da oltre un mese era ricoverata a Roma
Bernardino Marinoni
Soltanto perché resta scritto nell’autobiografico “Nei panni di un’altra” sappiamo che l’esordio - involontario e anche indistinguibile - sul grande schermo di Eleonora Giorgi - l’attrice se ne è andata ieri, a 71 anni d’età - avvenne con Federico Fellini.
Il film è “Roma”, girato nel 1971, lei, avvinghiata al suo ragazzo su una grossa moto, è nella turba sciamante di motociclisti che conclude il film. Non più di “un puntino in qualche inquadratura”, ammette, ma racconta anche che un paio di anni prima, incrociandola su una spiaggia di Fregene, giusto Fellini aveva preconizzato “Prima o poi farai l’attrice”. Sarebbe accaduto, transitando da una breve pratica di fotomodella, riscuotendo i primi successi in un film, “Appassionata”, svestita in non poche sequenze di una pellicola all’epoca scandalosa. Fianco a fianco nel cast del film di Gianluigi Calderone, Eleonora Giorgi avrebbe conteso a Ornella Muti il “primato di attrice-rivelazione” del cinema italiano degli anni settanta, con tutto il necessario per essere una nuova diva: bionda, statuaria in un contesto dove a prevalere è l’espressività del corpo in film di modesto rilievo - da “Storia di una monaca di clausura” a “Conviene far bene l’amore”.
Indubbie invece quando la scelgono Giuliano Montaldo (“L’Agnese va a morire” dove è Vannina), Alberto Lattuada (“Cuore di cane” dove è la domestica Zina cui si attacca il personaggio di Cochi Ponzoni), Franco Brusati (“Dimenticare Venezia” dove è Claudia, compagna del personaggio di Mariangela Melato con la quale forma sullo schermo la prima coppia femminile omosessuale del cinema italiano), Liliana Cavani (“Oltre la porta”, dove è Nina, il personaggio attorno al quale la vicenda, con Marcello Mastroianni, si dipana).
Passata tra altro dal poliziesco all’italiana, Eleonora Giorgi si manifesta anche commediante di razza in cerchie che vanno da Castellano & Pipolo ai Vanzina, da Nino Manfredi a Carlo Verdone. Partner di interpreti tra i più popolari, Adriano Celentano in “Mani di velluto” e “Grand Hotel Excelsior”, Renato Pozzetto in “Mia moglie è una strega” e in “Mani di fata” di Steno, Nino Manfredi che la dirige nel duplice ruolo di “Nudo di donna”, finalmente Verdone nel memorabile “Borotalco” (poi avrà un ruolo anche in “Compagni di scuola”) che le vale il David di Donatello come migliore attrice protagonista del 1982, nonché il Nastro d’argento e anche il Biglietto d’oro dei migliori incassi. Considerata pure la Grolla d’oro per “Nudo di donna”, una stagione trionfale per un’attrice la cui vita privata, ha scritto, «coi suoi colpi di scena e i suoi eventi clamorosi, aveva superato per fantasia e drammaticità qualsiasi copione avessi mai ricevuto». A cambiarle la vita, dopo un periodo confuso, era stato l’incontro, poi il matrimonio, con Angelo Rizzoli le cui disavventure tra economia e politica l’avrebbero segnata: il diario delle tappe forzate a Como, in visita al marito incarcerato a San Donnino, trapunta una biografia che se per molti versi è dolente, registra anche l’emozione della successiva relazione con Massimo Ciavarro.
Attrice a pieno titolo, dunque, dopo essere stata sex symbol per caso, compiendo una carriera anche in televisione (tra altro “Notti e nebbie” di M. T. Giordana, “Morte di una strega” di Cinzia TH. Torrini) e scrivendo (durante la relazione con il romanziere Andrea De Carlo) e dirigendo un proprio film, “Uomini & donne, amori & bugie”, con Ornella Muti tra gli interpreti, a conferma dell’invenzione da parte di un noto press-agent della rivalità tra le due. Resta da dire del premio Maschera d’argento, per “Borotalco”, che Eleonora Giorgi ritirò in una serata a Campione d’Italia dove l’ospite d’onore era Federico Fellini.
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