Afterhours all’Accademia Galli
«Fare musica in Italia è dura»

Folla a sentire Manuel Agnelli, leader del gruppo Afterhours

Critiche contro la burocrazia che uccide l’arte «Vuoi esprimere te stesso, ti ritrovi frustrato»

Autore, cantante, chitarrista, produttore, arrangiatore, ma anche scrittore, poeta, organizzatore di manifestazioni, pigmalione di numerosissimi artisti, leader degli Afterhours, Manuel Agnelli è indubbiamente una personalità di primissimo piano nella scena musicale italiana.

La scena rock, la scena che si continua a definire “alternativa” o “underground”, nonostante la sua band sia attiva da quasi trent’anni e che abbia anche raggiunto una visibilità nuova grazie al Festival di Sanremo. Il disco più amato, “Hai paura del buio?”, sta per essere pubblicato nuovamente arricchito da interpretazioni dei brani originali affidate ad artisti italiani e internazionali, «Quelli che apprezziamo e con cui ci siamo trovati a collaborare nel corso degli anni, da Eugenio Finardi a Mark Lanegan e Joan As Police Woman».

Ma ieri pomeriggio, ospite di un’aula gremitissima dell’Accademia di belle arti Aldo Galli, Agnelli non era interpellato per promuovere il disco. «In questo Paese è difficile per un musicista essere solo un musicista. Devi essere anche manager di te stesso. Rischiavo di diventare un consulente fiscale, come mio padre e io non volevo fare il suo lavoro.

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