Cacciatori di rocche e castelli:
ecco la mappa del Lario fortificato

Un'indagine ha ricostruito e rintracciato la fitta rete di torri e fortezze del territorio
Rivivono capolavori architettonici dimenticati e testimonianze storiche scomparse

Far rivivere i tesori nascosti del Lario, quelli che ormai sono stati spazzati via dallo scorrere inesorabile dei secoli. Far rivivere, anche se solo con l’immaginazione, le epoche in cui non c’erano ancora i telefoni e, durante le guerre, le segnalazioni avvenivano solamente attraverso i fuochi e le bandiere, accesi e sventolate dalle sentinelle. Far rivivere alcuni capolavori architettonici, che, in caso di necessità, si trasformavano in veri e propri fortini a difesa della popolazione. Questi obiettivi, affascinati e, allo stesso tempo, di grande significato culturale, sono alla base di una ricerca effettuata nei mesi scorsi, intitolata <Torri, rocche, fortezze e castelli nel triangolo lariano> e promossa dall’Associazione Appuntamenti Musicali di Brunate, in collaborazione con la Società Archeologica Comense, la Fondazione Comasca e la Comunità Montana del Triangolo Lariano.
Un gruppo di studiosi, coordinato da Marco Pedraglio e composto da Chiara Niccoli e Giancarlo Frigerio, autori della ricerca archeologica, da Virginio Longoni e da Guglielmo Invernizzi, rispettivamente responsabili della ricerca archivistica e iconografica, per oltre un anno ha scandagliato il territorio comasco, alla ricerca delle fortificazioni di epoche antiche. I risultati sono di grande valore, non solo perché in ogni paese del triangolo lariano esistono resti, più o meno riconoscibili, di una torre, di un castello o di un edificio militare risalente a vari periodi della storia, ma soprattutto perché su alcuni di essi nessuno aveva mai compiuto studi prima d’ora. Gli unici precedenti dello stesso genere, infatti, sono alcune indagini effettuate decenni fa ed esposte sotto forma di pubblicazione, tra cui <Le Fortificazioni del Lago di Como> opera curata da Mariuccia Belloni Zecchinelli e scaturita dagli atti del convegno omonimo tenutosi nel 1970. Oggi, la nuova ricerca viene definita dagli stessi esperti «un punto di partenza per una riqualificazione di questi monumenti storici».

Tra le scoperte più interessanti, c’è certamente il castello di Bellagio, le cui tracce sono ancora visibili all’interno di Villa Serbelloni, oggi proprietà privata. La punta del Lario, allo stesso tempo, cela anche due torri importanti, quella situata a ridosso della Chiesa di San Giacomo e l’altra costruita sullo stesso perimetro della piazza antistante. Monumenti che dimostrano il ruolo importante e strategico che Bellagio ricopriva nei secoli passati. Poco lontano, a Lezzeno, un’altra scoperta di notevole significato: l’esistenza di chiese-campanili, come ad esempio quella di S.Quirico, poste in zone dominanti e lontane dal centro, fa riemergere l’ipotesi che queste ultime possano essere sorte su torri più antiche o manufatti d’avvistamento preesistenti. Fra l’altro, la chiesa è situata più a sud rispetto al paese, proprio sulla strada che da Como porta a Bellagio, dalla quale si domina il nucleo abitato. Altre strutture simili sono state ritrovate anche in altre zone del comasco. All’interno, invece, molto interessante risulta l’indagine compiuta su Rezzago: nel centro storico del paese, infatti, sono visibili due edifici che riportano le fattezza di una torre, ma soprattutto sulla collinetta situata appena fuori dal borgo si può ammirare una torre connessa a una larga recinzione murata. Indizi, questi ultimi, che fanno pensare all’esistenza antica di un castello o una fortezza di rilevante spessore dal punto di vista militare. In questo caso, la struttura non è stata costruita sopra al paese, ma sotto, facendo intendere che un edificio militare a difesa della località potesse servire anche come punto di raccolta dei soldati nelle retrovie e operare a servizio di tutta la valle. 
I resti dei manufatti militari risalgono a un periodo che va dal primo millennio d.C. fino al Rinascimento. «Abbiamo appurato che le più antiche edificazioni furono poco più che dei rozzi edifici emergenti sugli altri - si legge nella prefazione del manuale che espone i dati della ricerca - mentre quelle rinascimentali divennero veri e propri manieri strutturati e di considerevoli proporzioni. Il passaggio edificatorio intermedio tra il castelliere, il castello alto medioevale e rinascimentale si sviluppa nei secoli in modo progressivo e non è facilmente identificabile, né databile: quasi sempre le sovrapposizioni degli interventi hanno finito per compromettere gli originali».

I risultati della ricerca e la mappatura dei luoghi saranno messi a disposizione, sia sotto forma di materiale cartaceo che elettronico, del Sistema Bibliotecario Provinciale, ma soprattutto della Comunità Montana del Triangolo Lariano (che dedicherà una serata proprio a questa iniziativa) e di tutti i comuni coinvolti, allo scopo di essere diffusi tramite Internet, per promuovere un aspetto della storia comasca finora rimasto sconosciuto a gran parte del grande pubblico. «Il Triangolo Lariano - recita ancora la prefazione - forse per il fatto che si sviluppa maggiormente sui colli e tra le valli, conserva ancora ambiti naturali e un ambiente incontaminato, tra cui emergono moltissime edificazioni che ci conducono ai tempi più remoti della storia».

Marco Castelli

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