Cultura e Spettacoli
Mercoledì 28 Gennaio 2009
Cucchi e il lato oscuro
di santa Giovanna d'Arco
Il 29 gennaio, alla libreria Ubik, il poeta presenta il poemetto dedicato alla Pulzella d'Orleans e al suo "doppio", Gilles de Rais
di Pietro Berra
«Abbiamo l’abitudine all’enfasi, a creare degli altari. A me piace molto di più vedere le cose umanamente...». Già, ma non è da tutti tirare giù dall’altare un personaggio come Giovanna d’Arco, evitando contestualmente di rimetterla sul rogo che le avevano innalzato i suoi contemporanei. Lo ha fatto Maurizio Cucchi, con la sensibilità e l’acume che si confanno a uno dei maggiori poeti italiani del secondo Novecento, in "Jeanne d’Arc e il suo doppio". Questo «intenso poemetto sulla santità e l’abominio», come lo definisce in una nota Valerio Magrelli, ci invita a riflettere, attraverso la storia che racconta, o meglio che suggerisce per mezzo di 33 "flash", sulla doppiezza che pare essere del mondo, prima ancora che delle persone. Cucchi ci ricorda che «il male è nelle cose», come aveva titolato un suo romanzo giovanile, rivisto ed editato nel 2005 da Mondadori. Anche "Jeanne d’Arc" è un riadattamento di un testo precedente, scritto nel 1989-90 per lo spettacolo teatrale "Nel tempo che non è più e che non è ancora" di Jolanda Cappi.
«Della pulzella d’Orleans - sottolinea Cucchi - mi interessa tanto la grandezza quanto il lato umano. A partire da una forma comprensibile di autoaffermazione». Così nel libro, la medium che in prigione dà voce al martirio della santa, contemporaneamente si fa interprete degli umili e dei dimenticati, che la ragazza-guerriero ha "usato" per compiacere il proprio ego, lei che si riteneva investita di una missione divina e mai è stata sfiorata dall’umano dubbio. Cucchi sembra sussurrarci, tra le righe, un richiamo più che mai attuale: diffidate dei fanatismi e dei fanatici. Gente come Gilles de Rais, un altro doppio di Giovanna d’Arco, che fiancheggiò eroicamente in battaglia prima di passare alla storia come serial killer di bambini. Proprio de Rais è la figura che più colpisce il lettore. Non a caso, osserva Cucchi, «è quella a cui ho dedicato le poesie che non c’erano nella prima versione del libro, perché ho voluto far vedere la compresenza di questi due personaggi, ordinariamente ritenuti icone del bene e del male».
I versi di Cucchi hanno l’effetto di un rasoio sulla coscienza del lettore, laddove il confine tra santità e abominio si assottiglia fino a diventare indistinguibile. «Il male - commenta l’autore - è molto più vicino di quanto non crediamo. A volte facciamo finta di pensare che noi siamo altro, invece è dentro di noi, e ci sopravviene. Tutto si mescola». E se le responsabilità dello stesso de Rais fossero state distorte dai contemporanei, al pari di quelle della Pulzella? «Certo è che questo qui combatteva con lei - risponde Cucchi -. E che è stato condannato a morte come lei, con l’accusa di avere massacrato 200 bambini e più per trarne piacere sessuale. Fatti che furono provati. Per saperne di più, leggete il libro che gli ha dedicato Georges Bataille». Ovvero "Il processo di Gilles de Rais" (Guanda, 1995). Doppio è anche il tono del poetare di Cucchi in questo libro: basso nelle pagine in cui rievoca de Rais («Com’è commovente» diceva, «come... come mi attrae... Com’è adorabile / un corpicino che sanguina, che trema, / scosso dall’agonia»); sublime quando omaggia Renée Falconetti, interprete della "Passione di Giovanna d’Arco" di Dreyer, primo e insuperato film sull’eroina di Francia (I grandi occhi senza fine spalancati / nello stupore, nel terrore, quando chiedi, / d’improvviso, umile e smarrita: / «È già il momento?»).
Gli altri versi aggiunti alla prima edizione sono proprio quelli dedicati alla Falconetti - rimarca Cucchi -. Era doveroso, data l’eccezionale bellezza di quell’immagine. Ho rivisto di recente la pellicola di Dreyer: lei è straordinaria, sembra di sentirla parlare, invece è un film muto. Quel volto così semplice diventa lirico, potente e commovente». Ma il verso chiave di questo libro lo pronuncia una figura ambigua, l’alchimista fiorentino assoldato dal delirante de Rais: «Il bene e il male sono sempre così vicini». Cucchi sta diventando pessimista come Leopardi? «No - chiarisce -, trovo che la vita e l’esistere siano cose meravigliose, ma come la natura hanno in sé anche dei particolari orrendi».
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