Cultura e Spettacoli
Mercoledì 28 Gennaio 2009
E' uno spettacolo
il velario restaurato
La prima immagine esclusiva del sipario del Sociale, dipinto da Alessandro Sanquirico, il pittore-scenografo della Scala nell'Ottocento. L'8 febbraio un concerto per presentarlo alla città
Al teatro Sociale di Como lo spettacolo inizia prima che si alzi il sipario. L’occhio del pubblico, d’ora in poi, sarà infatti inevitabilmente catturato proprio dalla grande tela che si chiude davanti al palcoscenico e che, se ne può essere certi, susciterà suggestioni irresistibili. Si tratta dell’antico velario, di recente restaurato, imponente per le dimensioni, circa 140 metri quadrati, e di grande effetto per la rappresentazione pittorica che ritrae la drammatica morte di Plinio il Vecchio, avvenuta a Pompei nel 79 d.C, in seguito all’eruzione del Vesuvio, secondo la narrazione che Tacito raccolse dalla testimonianza diretta di Plinio il Giovane.
L’opera di notevolissimo pregio, oggi recuperata in tutte le sfumature originali e le vivide colorazioni, fu realizzata da Alessandro Sanquirico, scenografo, pittore e architetto fra i più apprezzati dell’epoca, ingaggiato anche dal Teatro alla Scala di Milano dove lasciò un’impronta importante inaugurando una scuola scenotecnica che diffuse il suo stile anche oltre i confini italiani. In territorio lariano lavorò anche per il teatro di Canzo. Il primo applauso del pubblico il prossimo 8 febbraio, in occasione del concerto che vedrà sulla scena il violinista David Garret, dopo qualche attimo di assorta meraviglia saranno quindi a sipario chiuso, dedicati al prezioso velario che restò "impacchettato" e lontano dalla scena per oltre vent’anni. Rovinato dal tempo, dall’incuria e da infiltrazioni di umidità che in qualche occasione hanno fatto persino scorrere acqua piovana sulla tela, il velario rappresenta uno dei pezzi più antichi nel contesto della struttura teatrale, di recente interamente restaurata, che globalmente nel tempo ha subito diverse trasformazioni e oggi si appresta a festeggiare due secoli di storia con uno smagliante look. La tela, prelevata dalla sua sede in pessime condizioni, fu presa in considerazione nell’ottica del recupero nell’anno 2001, in concomitanza cioè con l’avvio delle opere di ristrutturazione dell’intero teatro. Fu quindi affidata ad una équipe di tecnici composta da Rossella Bernasconi, Erminia Affetti e Leonardo Camporini, per i lavori di restauro che sono stati svolti senza alterazioni o sovrapposizioni rispetto all’opera originale. Concepito quindi insieme allo stesso teatro Sociale, la cui edificazione iniziò nel 1811 dopo una decisiva trattativa con il Comune il cui atto porta la firma di Alessandro Volta, il pregevole sipario si alzò sul primo spettacolo precisamente il 28 agosto 1813. E già quando fu srotolato per la prima volta, incantò gli sguardi di personaggi che ancora oggi alimentano leggendarie memorie attorno all’evento che a giorni, in certo senso, rinnoverà lo stesso clima e le stesse emozioni.
Pare infatti che alla "prima", fra altri vip del tempo quali l’inventore della pila e il letterato Ugo Foscolo, fosse presente anche Stendhal che si rivelò ammirato dalla bellezza del dipinto realizzato dal suo artista preferito. «Décorations divines»: era solito definire così l’opera dello scenografo di successo, emergente nel contesto internazionale, nei confronti del quale lo stesso Stendhal difficilmente tratteneva gli elogi. Sembra del tutto improbabile, di fronte all’evento dal sapore quasi magico che sta per riproporsi oggi, stabilire effettive analogie, soppesare emozioni e suggestioni suscitate dallo stesso imponente dipinto, per quanto restituito alla sua intatta e primitiva bellezza. Può essere che la luce elettrica, ad esempio, che arrivò in teatro nel 1899, faccia risaltare in qualche misura l’effetto dei colori decisamente intensi, variegati e luminosi.
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