Giacobazzi: «La vita?
È una maschera»

Appuntamento con la risata, questa sera al Cinema Teatro di Chiasso

Appuntamento con la risata, questa sera, giovedì 6 febbraio, alle 20.30, al Cinema Teatro di Chiasso. Per la stagione di spettacoli della sala ticinese, il pubblico potrà assistere allo show “Noi. Mille volti e una bugia” che vedrà protagonista Andrea Sasdelli, alias Giuseppe Giacobazzi. Il popolare comico è autore del monologo, nato da un’idea di Fabrizio Iseppato e diretto da Carlo Negri. Giacobazzi, con la sua vis comica romagnola ci proporrà un testo divertente, in pieno stile cabarettistico, ma con qualche spunto di riflessione che parte dalla propria autobiografia e dal rapporto tra l’uomo (Andrea) e la sua maschera (Giacobazzi). Ci facciamo raccontare dallo stesso attore questo spettacolo che ha debuttato lo scorso anno e che da allora non smette di riscuotere consensi. (Biglietti da 38 a 20 euro. Info icentroculturalechiasso.ch/cinema-teatro/biglietteria/.

Giacobazzi, ilo spettacolo mette in primo piano le “maschere” che ci accompagnano. Perché?

L’idea che mi ha portato a questo lavoro è legata, in primis alla mia maschera, quella dell’attore comico che porto da un po’ e con la quale convivo, tra alti e bassi. Se però riflettiamo, possiamo comprendere facilmente che ognuno di noi indossa, con maggiore o minore consapevolezza, una o più maschere...

È una cosa negativa?

Non sempre, anzi. La maschera ci può aiutare a mediare e a superare le difficoltà. Poi però, a volte, può diventare un fardello.

Quando accade?

Quando la maschera prende il sopravvento sul nostro vero essere. Allora la faccenda si fa più complicata e l’esistenza rischia di sfuggirci di mano.

Lo dice per esperienza?

Come racconto anche nello spettacolo, ad un certo punto della mia vita mi è capitato che il personaggio travalicasse i limiti e condizionasse la mia vita in modo un po’ troppo invasivo. Nel momento del primo e maggior successo, mi è successo di non capire più quale fosse la mia vera vita, di perdere di vista il senso. Poi però, mi sono fermato a pensare e ho raggiunto un compromesso. In fondo, come tutto, nella vita, anche il rapporto con la maschera è una questione di equilibrio.

E adesso lei lo ha trovato?

Sì, fortunatamente, per ora va tutto bene. Io e la mia maschera abbiamo molto litigato (ride, ndr) ma ora siamo una coppia di fatto e regna l’armonia.

Nello spettacolo si ride e si riflette?

Mi pare che il pubblico si diverta molto. Ogni tanto, poi, troviamo spazi per una maggiore introspezione.

Come è arrivato alla consapevolezza di voler fare il comico?

È stato tutto un po’ per caso ed è capitato a quarant’anni, quando ormai credevo che la mia vita fosse indirizzata su una strada ben diversa. Fu tutto merito del mio amico Duilio Pizzocchi che si era inventato una parodia del “Maurizio Costanzo Show”. Mise insieme una squadra di amici matti come lui e chiamò anche me. Fu un salto nel vuoto. Non avrei pensato di arrivare così lontano.

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