Il “Diorama” della realtà. Interpretato dalla poesia

La raccolta Nuova collezione di versi e prose per Laura di Corcia. «Un’analisi per uscire dalle secche del pensiero e dagli stereotipi»

Le luci del faro voltiano di Brunate, proiettando il tricolore ammiccavano a una ragazzina, la affascinavano, la attraevano in una spirale bianca, rossa e verde che la volteggiava senza tempo, estraniava dalla realtà e portava in mondi lontani. Parte da qui, da questo ricordo visivo emotivo, la riflessione che la poetessa Laura di Corcia fa traducendola in una collezione di versi e prose poetiche che formano il suo la sua raccolta “Diorama” (Tlon edizioni, 102 pag., 14 euro). L’autrice, svizzera con radici in Italia, insegnante e giornalista, ha un forte legame con la città di Como dove ha vissuto fino all’età di 12 anni e che ritiene «una città importante per la mia organizzazione psichica. “Diorama” si apre infatti con il faro che da ragazzina vedevo cambiare colore dal balcone dalla finestra di casa mia, a Sagnino. Su di me quelle luci avevano una valenza ipnotica, potevano anche rappresentare un altrove rispetto alla mia quotidianità e sono diventate motivo di riflessione ampia».

Contraddizione

Una riflessione che l’autrice cala nella sua poesia, poesia che però «non coincide con l’idea che normalmente si ha di essa, piuttosto la contraddice - tiene a chiarire Laura Ddi Corcia – ed è una forma di ragionamento sul linguaggio che permette un confronto diverso con la realtà e un approccio alla stessa che vede più cose, oscurandone magari altre, una analisi diversa della realtà per uscire dalle secche del pensiero e dagli stereotipi».

“Diorama” è un intreccio di proposte di pensiero che segue un filo conduttore nato dal concetto «che la storia come progresso delle umane genti è una menzogna – aggiunge la poetessa – Il diorama è un paesaggio bloccato e cancella l’idea di progresso; io volevo proprio partire da qui per porre l’attenzione del lettore sul fatto che l’essere umano si sente sempre superiore alle altre forme di vita, ma questo pensiero spesso lo immobilizza».

Tempo bloccato

Di Corcia, nella parte centrale del suo lavoro, usando la prosa poetica, accende la luce anche sul tempo bloccato mentre nel finale lascia spazio all’«altro da sé attraverso l’osservazione del mondo delle piante, visto dalla parte delle radici. Le radici ci sembrano immobili – spiega l’autrice – in realtà ci si rende conto guardandole che esiste c’è un mondo sotterraneo molto mobile con traffici, lotte furiose, nascoste corporazioni, che sotto terra esistono addirittura ma anche società di mutuo soccorso, di scambio di informazioni, ad esempio tra gli alberi e i funghi, cancellando l’idea che la sopravvivenza si traduca sempre in lotta. In “Diorama” parlo anche di questo mondo quello vegetale, che a noi è sempre sembrato statico e con minori possibilitàinferiore al mondo animale e quindi umano; in realtà l’idea che sia ha del mondo vegetale animale va ricalibrata anche perché studi recenti – conclude Laura di Corcia – dimostrano che il mondo delle piante usa criteri di vita molto raffinati, anche più dei nostri».

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