Il filosofo Todorov a Como
"Quanta energia nel libri"

Dal grande pensatore francese di origine bulgara un inno di amore alla letteratura. Il 18 aprile parlerà di Omero, Dostoevskij e Rousseau alla Fondazione Ratti

Può la pagina scritta conservare, anche nel mondo presente, dominato dalla dittatura dell’immagine, la sua forza secolare e soprattutto trasmetterla alle nuove generazioni, mantenendo intatto il ruolo civile, etico e morale della parola “alta”?
Su questo importante quesito rifletterà, il 18 aprile a Como, nella sede della Fondazione Ratti, un ospite di grande prestigio. Si tratta di Tzvetan Todorov, filosofo, antropologo, critico letterario, che interverrà nella sede di Lungo Lario Trento, 9, alle 21, per il penultimo appuntamento della stagione. Il pensatore bulgaro riflette, per "La Provincia", sui temi che verranno trattati nell’incontro, con la moderazione di Mario Fortunato. Al centro dunque "Il potere della letteratura" inteso come una forza modellata ed espressa nel tempo, ma ancora oggi valida non aperte soltanto ad un pubblico selezionata, ma capace di parlare a tutti coloro vogliano ascoltarne il messaggio morale e filosofico.
Una riflessione che piace rivolgere soprattutto alle giovani generazioni, apparentemente così distanti dalle parole dei grandi maestri. Per farsi un’idea degli scritti di Todorov, ci si può orientare sui libri più recenti: "La letteratura in pericolo" e "Lo spirito dell’illuminismo", entrambi pubblicati da Garzanti nel 2008 e nel 2007, per avvicinarsi di più alla biografia e agli incontri dell’autore, è interessante leggere
Noi e l’altro. Interviste" (Datanews, 2007).

Professor Todorov, quali sono i temi che presenterà durante la sua conferenza comasca alla Fondazione Ratti?
Ai nostri giorni domina una concezione troppo ristretta della letteratura. Dal grande pubblico viene considerata un lusso, una occupazione elitaria  dedicata agli addetti ai lavori e agli appassionati di lettura. Viene opposta alla televisione e attualmente a Internet con le nuove tecnologie. A scuola, là dove i bambini e ragazzi vivono, a volte, i loro primi contatti con i testi letterari, troviamo toppo spesso un’altra restrizione eccessiva: la letteratura è percepita come un mondo a parte, un gioco del linguaggio e dell’immaginazione  senza contatti diretti con l’esperienza e la vita quotidiana, comune a tutti gli esseri umani. Bene, la letteratura è o può essere molto più di questo. Può aiutarci a comprendere meglio il mondo  degli uomini e dunque anche a comprendere meglio noi stessi. Nell’incontro che terrò a Como, vorrei evocare queste potenzialità della letteratura, che, come ho detto, vengono spesso dimenticate e trascurate. 
Lei afferma che la letteratura è la scienza umana per eccellenza. Per quale motivo arriva a fare questa considerazione?
Durante lunghi secoli, è nelle opere letterarie che sono stati trovati, individuati gli elementi necessari per la comprensione dell’essere umano.
Ci può fare qualche esempio?
Pensiamo all’"Iliade" e all’ "Odissea", o anche ai tragici greci. È grazie a queste opere e a questi autori che il popolo greco ha potuto riflettere sul suo destino, sulle grandi sfide che instradavano il suo cammino esistenziale. Questo è continuato anche in seguito. Se noi vogliamo comprendere  le motivazioni umane e la  logica dei comportamenti, a quale miglior guida possiamo affidarci che a un grande romanzo? È solamente dopo la fine del XVIII secolo, che si sono costituite le scienze umane esteriori alla letteratura: psicologia, sociologia, etnologia… Freud dice ancora che i suoi veri maestri sono gli scrittori. La letteratura non è che questo. Ha anche altre dimensioni ma custodisce da sempre soprattutto questa capacità di conoscenza e comprensione.
Gli autori contemporanei che spesso oggi preferiscono raccontare, nelle proprie opere, l’universo soggettivo, piuttosto che guardare al mondo che li circonda, aiutano la missione sociale e civile delle lettere?
La letteratura è sempre, necessariamente, sociale, dal momento che passa attraverso il linguaggio che appartiene a tutti. In più essa mette obbligatoriamente in contatto il lettore con un altro rispetto a lui. Lo scrittore parte obbligatoriamente dalla propria e personale esperienza del mondo ed è questo che costituisce la materia della sua opera. Ciò che si può constatare tuttavia è che certi autori scrivono fermandosi ad un’esperienza troppo chiusa e ristretta, troppo povera che li divide, li isola dai loro contemporanei. Ma mi guarderei bene dal dare consigli troppo diretti agli scrittori! Creano sempre, io credo, secondo il loro meglio.
Quali sono gli autori contemporanei o i letterati del passato che risultano preziosi e fondamentali nella sua esperienza umana e filosofica?
La risposta a questa domanda rischia di risultare troppo lunga. Ce ne sono tanti. Sceglierei qualche nome, azzardando. Al momento della mia adolescenza e dei miei anni di studio in Bulgaria, ho ammirato particolarmente i grandi romanzieri russo del XIX secolo e continuo a farlo: maestri fondamentali come Gogol, Tolstoi, Dostoevskij. Più tardi, in Francia, sono stato particolarmente sensibile agli scritti di due autori nati in Svizzera, Jean-Jacques Rousseau et Benjamin Constant. Entrambi sia romanzieri che filosofi, autori di opere autobiografiche, e pensatori politici. Infine capita  che io viva da circa trent’anni, con  una scrittrice di romanzi e penso che i suoi scritti mi abbiano inevitabilmente molto influenzato. Si chiama Nancy Huston (autrice canadese trapiantata a Parigi e moglie di Todorov, ndr) e moltissimi dei suoi romanzi sono stati tradotti in lingua italiana.

Sara Cerrato

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