Il nostro lago ispirò
il teologo del Papa

Si susseguono i convegni su Romano Guardini, ma pochi sanno che forgiò il suo pensiero sul Lario. Il curatore dell'Opera del pensatore spiega a "La Provincia" il contenuto delle "Lettere dal Lago di Como".

In Italia e in Germania si susseguono i convegni di studio sulla figura di Romano Guardini, teologo italo tedesco (Verona, 1885-Monaco 1968) caro a Benedetto XVI e tra gli ispiratori della Rosa Bianca, movimento di protesta anti-nazista. Pochi sanno che proprio sul Lago di Como Guardini elaborò il suo pensiero: lo spiega a «La Provincia» Silvano Zucal, curatore italiano dell’Opera Omnia.

di Laura d’Incalci

Figura poliedrica quella di Romano Guardini filosofo e teologo che sconfinò volentieri nei campi della critica artistica e letteraria, del pensiero scientifico o politico. Catalogato fra i rappresentanti più significativi della teologia cattolica del XX secolo, raccolse con particolare profondità e genialità di approccio le sfide di una modernità che, attraverso la sua lente, già preannunciava crepe insanabili e deleteri sfaldamenti. A 40 anni dalla morte, avvenuta a Monaco il 1 ottobre 1968, emergono oggi sempre più nitide e illuminanti le sue speculazioni attorno all’uomo, al suo valore infinito ultimamente messo a repentaglio dalle sue stesse conquiste scientifiche e tecnologiche. E aumenta la volontà di inoltrarsi in una eredità significativa nella quale trovò decisivo riferimento anche papa Benedetto XVI che riconosce ancor oggi un "padre" nel pensatore cattolico nato a Verona nel 1885 che visse una tensione a volte drammatica fra due patrie, una d’origine e l’altra d’adozione, Italia e Germania.

Gli anni trascorsi a Varenna

E fra i luoghi che segnarono il percorso speculativo che Guardini svolse con i piedi ben aderenti al terreno dell’esperienza, il contesto di Como e del suo lago assume un particolare rilievo: proprio nei periodi trascorsi a Varenna, catturato da infinite e suggestive immagini, da paesaggi che gli si imprimevano nella mente in ogni minimo dettaglio, scrisse infatti le famose "Lettere dal lago di Como".
«Non è accidentale il legame di Guardini con il lago di Como» rivela il professor Silvano Zucal, docente all’Università di Trento e curatore dell’Opera Omnia di Romano Guardini. «Nel suo caso non si tratta infatti di un soggiorno in una località turistica, privilegiando l’Italia e i suoi laghi, secondo una tendenza che accomuna diversi intellettuali stranieri. In realtà i lunghi periodi trascorsi sulle rive del Lario, per il teologo radicato in Germania rappresentavano un vero ritorno a casa» spiega Zucal illustrando qualche particolare meno noto della biografia del teologo italo-tedesco. Nel 1919, in seguito alla morte del padre commerciante in pollame che aveva determinato il trasferimento della famiglia Guardini a Magonza, la madre Paola Maria Bernardinelli decise di tornare in Italia trasferendosi precisamente a Varenna.

Remando, da una riva all’altra

«Affiora un rapporto vitale fra Romano Guardini e il "suo lago" che rappresenta uno dei luoghi elettivi, accanto a Isola Vicentina, altra sede italiana scelta successivamente da sua madre», riferisce lo stesso studioso sottolineando l’unicità e l’importanza delle percezioni che trapelano lucidissime nelle "Lettere dal lago di Como" e che rivelano un tratto assolutamente originale dello stesso teologo, del suo modo di procedere nell’avventura della conoscenza: «Le sue opere presentano una riflessione raffinata e profonda, ma non parlerebbero ancora oggi a diverse generazioni se non comunicassero, oltre l’aspetto teorico e speculativo il fascino di una indagine che inizia dallo sguardo posato su ogni cosa, uno sguardo intenso sul reale» suggerisce ancora Zucal soffermandosi sulle pagine che riferiscono di lunghe passeggiate nella lingua di terra fra i due rami del lago, nel clima che evoca la storia dei "Promessi Sposi", osservando ogni piega del territorio dove «i giardini salgono e scendono, si annidano sulle sinuosità, si stendono lungo i declivi dei colli...».
Come in altri passaggi dello stesso libro sono descritti i tragitti lungo le valli della Brianza o la navigazione in barca «remando, dalla metà del lago fino all’estremità del braccio di Como... sempre lungo la riva adorna di tutti i suoi paesi , i suoi giardini, le sue ville». Tutte occasioni in cui soprattutto l’occhio dell’autore, attraversato da stati d’animo e vivissime percezioni, sembra lasciarsi provocare fino a vedere oltre la superficie dei fenomeni, fino ad intuire un destino sempre e inevitabilmente legato all’interazione dell’uomo, alla sua responsabilità.
Il "suo" Lario

«La natura comincia veramente a riguardarci appena essa comincia ad essere "abitata", quando cioè la cultura vi ha fatto la sua prima apparizione» annota Romano Guardini nelle stesse fondamentali pagine, introducendo un tema che sarà sviluppato e approfondito anche in opere successive. Si tratta di un’intuizione struggente, provocata dalla bellezza di luoghi fortemente suggestivi, una sorta di profezia sul destino di un’epoca che, stritolata dai tentacoli della tecnica, sta scomparendo insieme alla sua linfa vitale, al senso religioso che l’ha permeata.

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