Il monsignore comasco
"custode" dell'Ambrosiana

Filosofo e storico, studioso della Controriforma, ospite il 7 maggio dei Venerdì Letterari, monsignor Franco Buzzi è un intellettuale di grande prestigio. Da alcuni mesi alla guida dell'immenso patrimonio artistico e librario istituito da Carlo Borromeo, anticipa a La Provincia le strategie di sviluppo della biblioteca milanese

Quale può e deve essere, oggi, il ruolo di una prestigiosa istituzione culturale come la Biblioteca Ambrosiana di Milano, in una società che cambia velocemente e non sempre in meglio? Quale la funzione dei libri antichi, delle opere d’arte, dei preziosi codici miniati, enorme patrimonio accumulato nei secoli?
Di come la cultura debba essere, più che mai, fruttuosa e nient’affatto archeologica, parlerà oggi, a Como, Monsignor Franco Buzzi, Prefetto dell’Ambrosiana. Buzzi sarà, il 7 maggio alle ore 17, nella sede della Biblioteca civica, per un nuovo appuntamento con il ciclo dei Venerdì Letterari. L’ingresso è libero.
«Mi fa molto piacere partecipare all’incontro comasco – esordisce monsignor Buzzi – perché ciò mi consente di tornare nella mia cara terra prealpina (è nato quasi sessant’anni fa a Lurate Caccivio ndr)». Da prefetto dell’Ambrosiana e uomo di vasta e profonda cultura (è, soprattutto, studioso della Riforma e della Controriforma, con un’attenzione particolare all’epoca borromaica), si soffermerà proprio sul valore e le nuove sfide che l’istituzione da lui presieduta sta affrontando.
«L’Ambrosiana – spiega – fin dalla sua nascita fu un vero unicum nel panorama culturale, nato per mediare i contenuti cristiani e portarli ad un mondo in evoluzione. Questo obiettivo è valido più che mai oggi e per questo l’Ambrosiana, anche attraverso la nuova realtà dell’Accademia, si propone di incrementare il confronto su temi antichi che ci porterebbero a ripensare al nostro modo di guardare il mondo oggi». La cultura del passato deve dunque aiutare a leggere il presente e il futuro? «Certo. Pensiamo all’arabistica e alla possibilità di conoscere, attraverso i testi, un Islam non chiuso ma anzi aperto e disponibile al confronto. E poi si può notare come le grandi letterature europee contengano in sé una comune radice volta al bene comune, per riflettere su come sua ancora oggi fondamentale lavorare per la giustizia sociale e l’eliminazione delle disuguaglianze che sono fonte di contrasti». Insomma, Ambrosiana non significa tomi polverosi o per pochi eletti, ma uno scrigno pieno di idee pronte a circolare e a essere reinvestite.
«È proprio questo lo spirito che guidò il fondatore Federico Borromeo – sottolinea il prefetto – e per obbedire a questa missione, stiamo lavorando su più fronti. Ci rivolgiamo alle scuole e ai giovani, per invitarli a fruire della Biblioteca e della Pinacoteca, cogliendone i tesori e sentendole come una comune casa culturale. Lavoriamo in collaborazione con gli atenei milanesi come la Cattolica e la Statale, per progetti di ricerca comune. Insomma un progetto a tutto tondo che obbedisce anche alla missione di evangelizzazione, che deve passare attraverso l’espressione culturale dell’uomo, dalla materia allo spirito». Uno slancio entusiasta anima il prefetto monsignor Buzzi, una sete di conoscenza e di partecipazione del sapere nata, forse, proprio in queste nostre terre prealpine.
«Terre – conclude – dove la presenza del confine non è e non deve diventare sinonimo di chiusura e paura ma al contrario di apertura all’altro e di incontro. Un incontro che attraverso la circolazione delle idee si fa più vero e profondo».

Sara Cerrato

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