La città si racconta
attraverso i millenni

Due nuovi volumi ricostruiscono il passato del territorio
Un viaggio fra archeologia, arte, architettura e cultura

Coprono quasi l’intero arco della storia di Como, dal paleolitico al 1950, due volumi di storia locale di recente pubblicazione da parte della Società archeologica comense e da Storia di Como, la collana diretta in origine dallo storico Giorgio Rumi.
Con questa nuova edizione di <Como nell’antichità> (20 euro, 146 pp.) la società Archeologica comense intende, nel ricordo del professor Paolo Maggi, presentare sotto una veste più divulgativa e più ricca di immagini un compendio di saggi e scritti che offre un quadro espositivo accattivante ed aggiornato non solo di quanto già si conosceva del passato della nostra città ai tempi della prima edizione (1978), ma anche di quanto è stato scoperto negli anni successivi.
Nulla viene tralasciato e l’archeologia arricchisce o conferma quello che di Como già sappiamo dalle fonti antiche e dai documenti d’archivio.

Ne esce un quadro avvincente, la storia di una città dai primi insediamenti del Paleolitico e del Neolitico, passando per l’antica città collinare di Golasecca,  fino alla città romana della convalle - dalla fondazione alle guerre tra Goti e Bizantini - per ritrovarci nella Como medioevale che ancora ci osserva dalla cortina turrita del Barbarossa e dalle case antiche sopravvissute alle ruspe del Ventennio.
La sezione dedicata alla preistoria ed alla protostoria ripropone i ritrovamenti di Pianvalle e della Ca’ morta inseriti nel loro quadro culturale, ricreato per quanto possibile con l’ausilio di tavole illustrate che ricostruiscono l’abbigliamento e le abitazioni degli antichi comaschi del periodo preromano. Vengono  proposti tra l’altro itinerari ed escursioni con tanto di carte topografiche alla scoperta del patrimonio urbanistico e cultuale celato tra i boschi della Spina Verde.

La sezione romana ci porta nella città nata come avamposto militare e arricchitasi poi grazie alla fitta rete di scambi commerciali tra il Mediterraneo e il mondo transalpino, di cui Como era una delle porte; vengono presentati, oltre a monumenti e tesori artistici, anche gli antichi protagonisti della vita della Como romana, di cui conosciamo qualcosa grazie ai ritrovamenti epigrafici o ai resti emersi dalle necropoli (Trebio Masco Saturnino il geometra, il siriano Annullei, il bimbo morto di sifilide ritrovato nella necropoli di via Benzi e tanti altri che sentiamo più vicini anche per la gran quantità di oggetti di uso quotidiano giunti fino a noi).
La pubblicazione si chiude con la sezione dedicata al medioevo, che vede la nostra città impegnata nella mortale lotta contro Milano: molto curati gli approfondimenti sull’arte romanica e i suoi tesori, sulle fortificazioni urbane e sull’organizzazione della vita cittadina di Como che conosciamo grazie agli Statuta Cumana del 1296. Riuscite ad immaginare la nostra città con tetti di paglia e canne? Era il suo aspetto prima che gli Statuta obbligassero i comaschi ad usare tegole e lastre di pietra per i tetti.

Parte invece dall’età di Volta per approdare alla metà del secolo scorso il terzo tomo del quinto volume (384 pp., 110 euro) della Storia di Como, che approfondisce le vicende artistiche e culturali nei secoli XIX e XX. Numerosi gli approfondimenti, dedicati in particolare alle arti figurative e alla storia dell’architettura, allargando lo sguardo da movimenti e monumenti universalmente conosciuti, quali quelli del Razionalismo e dell’Astrattismo, ad ambiti meno noti ma non meno importanti. Particolarmente ricchi di notizie curiose i contributi dedicati alla storia del teatro e del cinema a Como, quest’ultimo curato dal critico Morando Morandini. Ma del tutto originali sono anche gli interventi sulla storia del florovivaismo, l’associazionismo culturale e assistenziale, la cooperazione e le iniziative a sostegno del credito.


Barbara Faverio

© RIPRODUZIONE RISERVATA