Cultura e Spettacoli
Giovedì 23 Aprile 2009
La Resistenza delle donne
Comasche in prima linea
Serata di riflessione sulla Resistenza nel Comasco. Il 24 aprile, alle 21, a Erba, nella Sala Isacchi dell’Istituto Prina, viene presentata al pubblico - rinnovato e ampliato - il «Taccuino degli anni diffficili. Alta Brianza e Vallassina 1943-45. Luoghi, persone, documenti, ricordi», contenente due capitoli completamente nuovi, uno dedicato al ruolo delle donne, l’altro sulla fase centrale della lotta di liberazione.
A tre anni dalla prima ristampa, ormai esaurita, è stata da poco pubblicata la seconda edizione di "Taccuino degli anni difficili. Alta Brianza e Vallassina 1943-1945. Luoghi persone documenti ricordi" (edita da Nodo Libri e dall’Istituto Perretta). Il gruppo di lavoro dell’Istituto di Storia Contemporanea «Pier Amato Perretta» ha così mantenuto la promessa di riprendere l’indagine sugli "anni difficili" dell’occupazione nazifascista e della Liberazione in Alta Brianza e Vallassina, continuando, quindi, l’opera di scavo negli archivi istituzionali e privati e di raccolta di fonti orali, che rischiano di perdersi. Il volume è il doppio del precedente.
Tutti i capitoli sono stati, infatti, arricchiti con nuove testimonianze e documenti.
Ma le novità maggiori sono i due capitoli completamente nuovi: "Ripresa partigiana" e "Resistenza è donna". Quest’ultimo capitolo appare di particolare interesse e suggestione. La Resistenza delle donne, come viene sottolineato nel libro, «è stata a lungo trascurata». Nella storiografia ufficiale resistenziale, orientata in senso prevalentemente combattentistico, è assai ridotto lo spazio riservato all’importante opera svolta dalle donne. Non si può nemmeno parlare solo di semplice contributo o di attività residuale delle donne nella Resistenza. La realtà appare molto più complessa. La Resistenza "civile" delle donne, spesso anonima e silenziosa, è stata addirittura più ampia e diffusa di quella maschile «perché ha coinvolto gli infiniti gesti della vita quotidiana, un tessuto diffuso di relazioni». È soprattutto la guerra che determina una prima presa di coscienza antifascista, una guerra che irrompe brutalmente nel privato e nella quotidianità, una guerra che porta morte, fame, freddo e miseria.
Questa Resistenza femminile assume una molteplicità di forme. Molte donne offrirono rifugio e sostegno a ricercati, ebrei in fuga, a chiunque fosse in pericolo (esercitando una sorta di "maternage" di massa), altre svolsero il compito di staffette. Per alcune diventò vero e proprio impegno nei Cln locali, fino alla militanza nei Gap e nelle Sap. Tutte in ogni caso diedero vita, anche in Alta Brianza e Vallassina a quella vasta e articolata rete che fu supporto prezioso e insostituibile alla Resistenza. In questo capitolo vengono tracciati diversi profili di donne che rappresentano le varie tipologie di Resistenza femminile. Citiamo l’esempio della professoressa Ada Tommasi De Micheli che a Sormano svolse un’importante opera di salvataggio e di assistenza agli ebrei fuggitivi, organizzando il passaggio oltreconfine. Ne salvò una trentina ed è una delle tre donne italiane medaglia d’oro della Comunità Ebraica. Luigia Viganò di Lurago d’Erba e Sidonia Cattaneo di Cesana Brianza sono state invece "partigiane combattenti", la prima collegatrice del comando generale delle brigate Garibaldi, la Cattaneo nella brigata «Paolo Poet» di Giustizia e Libertà. Testimoniano entrambe «una scelta militante che include una maturità politica», come del resto Vittoria Rossi Anziché e Maria Letizia Meda, sfollate da Milano, esempi di "leadership femminile", che fondarono il Cln di Anzano del Parco e organizzarono un gruppo di partigiani.
Clementina Colombo, Adele Stefanoni e Anna Belgiojoso rappresentano invece la Resistenza spontanea fatta di gesti quotidiani, ma pur sempre "eroica". Clementina Colombo, impiegata comunale di Bosisio Parini, riuscì a salvare diversi rifugiati e partigiani provvedendoli di documenti falsi, mentre la Stefanoni diventò, ancora bambina, staffetta, e la milanese Anna Belgiojoso, allora sedicenne, venne «coinvolta nel clima patriottico della famiglia» sfollata a Erba, facendo da vedetta durante le riunioni del Cln di zona che si svolgevano in casa loro. Inclusa in questo capitolo troviamo anche una testimonianza, davvero toccante, di "esistenza alla Shoah"fornita da Liliana Segre ragazzina ebrea sfollata a Inverigo, sopravvissuta ad Auschwitz.
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