La montagna incantata
torna viva in uno scatto

Dal Monte Rosa al Resegone, ecco le cime magiche di Natale Traversa
Lo scrittore Roncoroni presenta la fascinazione del racconto d'alta quota

Si racconta che quando Ansel Adams, il grande fotografo americano, morì e comparve davanti a San Pietro, si sentì dire che poteva essere contento: ora, finalmente, avrebbe potuto fotografare la sua amata Yosemite Valley e il suo non meno amato Half Dome, da angolazioni e prospettive del tutto nuove e assolutamente inedite. L’aneddoto, in vero molto bello, mi è venuto in mente guardando le fotografie di nostri monti che ornano il libro Camminando all’alba del comasco Natale Traversa: un libro che alterna al proprio interno meravigliose foto di montagna e racconti che hanno quelle  montagne come sfondo.
Il libro, infatti, nasce dalla felice confluenza di due, anzi di tre passioni: la passione per la montagna - Traversa è un provetto scalatore -, quella per la fotografia e quella per la narrativa, per il piacere di raccontare. Delle prime due ero al corrente da tempo: Traversa ci ha afflitti un po’ tutti, negli anni, con le sue diapositive: ogni occasione era buona, per mostrati le "ultime", quelle che «senz’altro non avevamo ancora visto». È successo parecchie volte anche a me, che mi sono sentito messo a dura prova perché preferisco di gran lungo il mare ai monti e le uniche montagne che conosco sono le Montagne Rocciose viste nei film americani. Tuttavia, nonostante tutte le montagne, a parte il Cervino e il Resegone, mi sembrino uguali, devo dire che Traversa è un bravo fotografo e ha sempre fatto foto molto belle. Qui, in questo volume pubblicato da un editore come Macchione che di libri siffatti se ne intende, Traversa ne ha scelte 14 - più quella posta in copertina - che risultano tanto suggestive da parere  non foto ma quadri: non so se sia un complimento per un fotografo, ma per me lo è.
Ho chiesto a Traversa quali macchine ha utilizzato e quali tecniche. La sua risposta è stata così lunga, articolata e dettagliata che non ci ho capito niente, anche perché mentre parlava mi sono distratto a guardare le foto del libro. Le uniche cose che ricordo di aver sentito sono il nome di una macchina fotografica, la Nikon, e di una tecnica, il grandangolo. Per fortuna, come per gustare un buon risotto non bisogna necessariamente saperlo cucinare, per apprezzare le sue foto - mi correggo: diapositive; e pare che tra foto e diapositive ci sia una differenza abissale! - non bisogna né saperle fare né sapere come sono state fatte. Io, per me, uso una macchina fotografica digitale che fa tutto lei: se è giù di carica mi avverte in modo un po’ brusco con un fischio e se si scopre priva della sua scheda di memoria mi sgrida con una sorta di raglio che mi fa sentire un asino; per il resto devo solo mostrarle cosa voglio fotografare e schiacciare un bottone. Quello che ne esce mi va bene, però capisco che le foto - le diapositive - fatte con una Nikon sono una cosa diversa: penso per esempio al Monte Rosa ripreso da Traversa, o al suo Sassolungo o al suo Cimon de la Pala, per citarne qualcuna. A parte il fatto che per riprenderle come le ha riprese, è dovuto andarci molto, ma molto vicino, bardato come Messner o quasi, e sfidando, oltre al freddo, non pochi rischi, si vede che sono il frutto di un grande amore. E su questo non avevo dubbi.
Quello che mi ha sorpreso, quando mi sono trovato tra le mani questo libro tante volte promesso o, a seconda dei giorni, minacciato, è trovarvi dentro dei racconti. Non sapevo che Traversa scrivesse qualcosa di più delle informative ai soci dell’Unione Industriali, e invece scriveva racconti. Non che pensassi che non avesse i mezzi per farlo, perché è persona di ottime letture e di grande cultura, ma perché non mi sembrava il tipo. E invece proprio le montagne - quelle montagne che pratica da anni - gli hanno ispirato cinque storie, cinque racconti. Ma si badi: i cinque racconti del libro non sono "racconti di montagna": non sono racconti di scalate e scalatori o di escursioni e escursionisti, come ce ne sono tanti. Sono racconti di vita, storie di uomini e di donne e di amanti, storie d’amore e di odio, di solitudine e di gioia, di dubbi distruttivi e di certezze illuminanti. Sono, come giustamente precisa il sottotitolo del libro "racconti tra i monti": e tra i monti, uno ci va, oltre che con i chiodi, il martello e quant’altro, anche con le sue emozioni, le sue paure, le sue speranze e i suoi ricordi e se se li ritrova davanti o di fronte al Monte Rosa o allo Spigolo del Badile invece che in bus o in auto, sempre ricordi, speranze, paure ed emozioni sono e come tali diventano materia di racconti.
«Come li ha scritti?», gli ho chiesto. Qui Traversa è stato meno tecnico e meno preciso di quando gli ho posto la domanda circa le macchine fotografiche e, di conseguenza, per me più chiaro.
Quei testi, mi ha detto, gli ronzavano dentro da sempre, ma non riusciva mai ad acchiapparne il senso. Poi, a partire da un certo giorno, nel corso di una faticosa arrampicata, uno gli si è come materializzato in parole: prima in immagini e poi in parole. Nel silenzio che si respira tra i monti ha messo a fuoco situazioni, personaggi, stati d’animo, descrizioni, dialoghi e poi, passo dopo passo, chiodo dopo chiodo, li ha montati in trame e quando, a distanza di mesi o addirittura di anni, si è messo a scriverli materialmente, si è trovato i racconti belli e fatti. Una volta, mi ha raccontato, era così preso dall’elaborazione mentale di una di quelle vicende, che ha perso la strada del ritorno e, solo a notte fonda, con un freddo che gli gelava la lingua in bocca, ha scorto in lontananza le luci di un rifugio, e la salvezza. Un racconto che non ha scritto, ma che varrebbe la pena scrivesse.
Federico Roncoroni
Natale Traversa, «Camminando all’alba. Cinque racconti tra i monti», Macchione, 18  euro, 48 pagine.  Il libro si presenta oggi a Como, alle ore 18, nella sede del Cai di via Volta 56.

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