Ladanza che non c'è/4
Istituzioni disattente alla danza
L'arma vincente è "la formazione dei ballerini"

Si chiude oggi la nostra inchiesta sulla danza nel Comasco, dal Giuditta Pasta di Saronno l'invito a coltivare l'interesse del pubblico

"La danza che non c’è”. Così abbiamo titolato l’inchiesta della Provincia, di cui oggi pubblichiamo la quarta ed ultima puntata. Un titolo che voleva essere anche una provocazione, per stimolare un dibattito tra i responsabili delle più importanti sale del territorio in merito alla, vera o presunta, “latitanza” del balletto dai cartelloni teatrali di Como e dintorni. Dopo aver interpellato il Sociale di Como, il Cinemateatro di Chiasso, il teatro Fumagalli di Cantù e oggi il teatro Giuditta Pasta di Saronno, possiamo tirare le fila, avendo delineato un panorama non così uniforme e desolato come si potrebbe credere. Numeri alla mano, non si può certo dire che la danza faccia la parte del leone nelle programmazioni. I costi onerosi, le difficoltà tecniche, il timore di non esercitare ampio appeal sul pubblico relegano ancora il balletto nella sua aristocratica ma scomoda nicchia. Tuttavia non mancano segnali incoraggianti, soprattutto per quanto riguarda l’interesse del pubblico, da tutti giudicato in crescita e anche per la volontà dei responsabili delle sale di aumentare l’offerta di spettacoli sulle punte.  Solo così, credendoci e offrendo qualità, i teatri potranno “far crescere” la sensibilità del pubblico e fare della danza un richiamo primario nelle stagioni.

E’ opinione comune tra gli addetti ai lavori che il teatro Giuditta Pasta di Saronno sia tra le sale del nostro territorio  più attive nella promozione della danza. Ed è questo il settore della sua offerta artistica che sta subendo i più rilevanti cambiamenti negli ultimi mesi. Al maestro Giuseppe Carbone, grande ballerino e coreografo, fino alla scorsa stagione direttore artistico della stagione di danza del Pasta, subentra Emanuele Banterle, già direttore artistico del teatro, grande esperto di prosa e tra l’altro, membro attivo del consiglio di amministrazione dell’Eti, l’Ente teatrale italiano. Gli chiediamo lumi sulla situazione della danza e sui suoi progetti per questa branchia dell’attività del teatro.
Quali sono le sue scelte in questo settore, al Pasta?
Il cartellone sulle punte 2008/9 non è stato ancora definito in tutte le sue parti. Posso dire che sto lavorando per scegliere spettacoli di dimensione nazionale, appartenenti a generi diversi, per attirare un pubblico vario e numeroso.
Può farci qualche esempio?
Citerò il balletto classico “Il lago dei cigni”, proposto da una realtà interessante come il Balletto nazionale Croato e, di segno completamente diverso, “Why”, di Daniel Ezralow. Puntiamo a titoli e interpreti di grande notorietà. Complessivamente la stagione sarà composta da quattro o cinque titoli.
E per quanto riguarda Progetto Danzaria, la vetrina delle compagnie emergenti che è stata un fiore all’occhiello di questi ultimi anni?
Il progetto per quest’anno non è stato ancora definito.
Da addetto ai lavori come giudica l’evoluzione del rapporto tra pubblico e mondo del balletto?
La danza è il genere espressivo che forse ha patito maggiormente un certo atteggiamento di disattenzione istituzionale. Ora noto segnali di cambiamento in meglio e maggior considerazione.
Di chi il merito?
Certamente degli operatori che hanno saputo evolversi e comunicare di più con le platee, non trincerandosi in linguaggi accademici e per addetti ai lavori ma proponendo un ventaglio di forme espressive diverse.
Cosa fare per rafforzare questo trend positivo?
Bisogna puntare sulla formazione e offrire possibilità di specializzazione ai ballerini. In più bisogna coltivare l’interesse del pubblico, non avendo paura di inserire appuntamenti in cartellone e di creare uno “zoccolo duro” di appassionati.
E’ vero che la danza costa molto?
Costa tanto anche il teatro ma per gli spettacoli di danza la spesa può essere più rilevante anche perché i teatri devono rispondere a particolari richieste tecniche che comportano ulteriori uscite. La media è tra gli ottomila e i diecimila euro, senza considerare la presenza di etoiles internazionali che farebbe alzare di molto i costi.
Sara Cerrato

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