Che la chiesa di San Maurizio, nella frazione erbese di Mevate, sia un luogo particolare, lo si capisce ancora prima di entrare. Un avviso sul portale raccomanda abiti decorosi, spalle coperte, cellulare spento e invita al segno di croce e alla genuflessione. Qui il senso di appartenenza alla comunità creato da don Bruno Borelli è talmente forte, che per rispondervi, il sacerdote si è spesso inventato iniziative anche molto fantasiose. Insolito, se non bizzarro, il prestito delle statue, con tanto di cartello che ne precisa le modalità. In sostanza, per chi lo desidera, le statue giunte grazie alle numerose donazioni, possono essere tenute in casa per una settimana o qualcosa di più all’occorrenza. Il santo cambia a seconda del tipo di intenzione o problema che il fedele intende esprimere. Molto richiesta, assicura don Bruno, la Madonna di Ghiaie di Bonate, Regina della Famiglia, per risolvere le tensioni tra genitori e figli. Le più gettonate? «Sicuramente la Madonna di Fatima. Per la sua immagine – spiega don Bruno - a volte devo tenere le prenotazioni. Subito dopo c’è Padre Pio, la devozione per questo santo è molto alta. Anche la Madonna di Ghiaie di Bonate comincia ad essere molto riconosciuta, soprattutto perché è la Regina della Famiglia, poi c’è la Madonna di Medjugorje e la Vergine dell’Eucarestia per le grazie speciali». Quando la statua è in casa non mancano le iniziative. Se si è in famiglia, si prega insieme la sera. Chi è solo organizza rosari con tutto il vicinato. Quelli condominiali, nel mese di maggio, sono tra i più frequentati. Ma ci sono anche persone giovani, persino imprenditori, che recitano una preghiera al mattino prima di andare al lavoro. Dopo i giorni stabiliti la statua torna in parrocchia, pronta per una nuova trasferta. L’idea è pressoché un unicum. Ha semmai un precedente illustre nella Madonna Pellegrina, riproduzione della Madonna di Fatima che, su concessione vaticana fa tappa in elicottero in tutte le località scortata dalle forze dell’ordine. La curia, come la comunità pastorale di Sant’Eufemia di cui San Maurizio fa parte, non è mai intervenuta in senso negativo, lasciando sostanzialmente libero don Bruno di proporre le sue iniziative. Del resto l’atmosfera che si respira è di grande confidenza. Basta dare un’occhiata al densissimo calendario di incontri dei gruppi spirituali, quello del Padre Celeste, di Padre Pio, della Madonna Addolorata, del Cenacolo dello Spirito Santo, di San Michele e dei Santi Angeli, dell’Eucarestia, e l’elenco non è esaurito. Dimostrano che questo luogo ha intercettato le speranze e i sacrifici di chi vuole compiere un atto di fede. Una religiosità spontanea e popolare, fatta dal via vai dei preparativi tra una solennità e l’altra; di entrate alla spicciolata per avere un posto nel pienone dei rosari. E ad arrivare non solo gli erbesi, ma anche le tante donne - ucraine, moldave, slovene - emigrate in Italia per lavorare. Probabilmente perchè don Bruno ha una lettura estremamente rigorosa della dottrina cattolica, e adotta una liturgia che richiama la spiccata ritualità ortodossa. Per lui, la religione non è cosa da prender alla leggera. Chi lo desidera, ad esempio, può avere un colloquio privato, esporre un problema. Si riceve poi la benedizione con le reliquie di Padre Pio e di Santa Gemma Galgani. «Due figure – assicura il sacerdote – molto in sintonia sul piano mistico». Ma la fede è fatta anche di simboli. Immagini e statue “arredano” la chiesetta come una casa, dove la devozione popolare non ha che l’imbarazzo della scelta. Tra una statua di Padre Pio e una di Santa Chiara, campeggia un battesimo di Gesù in legno, opera di un artigiano. Più avanti una madonnina rivolge lo sguardo al volto di Cristo della Sacra Sindone, incorniciato come tanti altri nelle cappelle laterali. Non è da meno il piccolo sagrato. In questo caso la fede è stata più forte del senso delle proporzioni. E infatti, oltre alla possente Croce Gloriosa illuminata di un faro azzurro, una Madonna di Fatima e un Cristo risorto, sembrano farsi piccoli piccoli vicino ad un Padre Pio in bronzo a grandezza naturale, più dominante che benedicente.
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