Cultura e Spettacoli / Como città
Domenica 13 Giugno 2021
L’opera di Buzzati-Chailly
a Villa Olmo 62 anni dopo
“Procedura penale” fu commissionata per il teatrino della villa, oggi va in scena alle 17 e alle 18.30: ne parliamo con il Maestro Dal Bon
È denso di significati (e riserverà forse anche qualche sorpresa) l’appuntamento che si terrà oggi, alle 17 e in replica alle 18.30, nel Salone d’onore di Villa Olmo. Per il programma “Il segno del tempo”, ideato dal Conservatorio di Como, con l’intento di festeggiare i venticinque anni della sua storia, verrà eseguita l’opera buffa in un atto “Procedura penale” con le musiche di Luciano Chailly su libretto di Dino Buzzati. Per il pubblico, un’occasione da non perdere per ascoltare un repertorio solitamente poco frequentato, tra canto, musica e suggestioni letterarie. Ce ne parla Bruno Dal Bon, direttore d’orchestra e docente del Conservatorio, che sarà sul podio, per dirigere gli allievi delle classi di Canto e l’Ensemble strumentale del Conservatorio di Como.
Maestro Dal Bon come è nata l’idea di questa esecuzione così particolare, in un momento tanto importante per il Conservatorio?
L’appuntamento di oggi è inserito nel progetto “900 da camera” ideato da Stefania Paneghini, docente di Arte Scenica e anche regista dello spettacolo. L’idea, che si sviluppa su un arco di tempo di tre anni, vuole riproporre opere da camera poco rappresentate. E qui gioca un ruolo importantissimo proprio Villa Olmo, perché proprio in questa sede, negli anni Sessanta, ebbe luogo un Festival di teatro musicale con la partecipazione di grandi artisti.
In effetti, a Villa Olmo, nel ‘59 debuttò “Procedura penale”, grazie ad una collaborazione tra Luciano Chailly e Dino Buzzati…
Sì. La proposta venne da Giulio Paternieri, allora sovrintendente del Teatrino di Villa Olmo, che commissionò a Chailly un’operina, all’interno di un trittico di lavori contemporanei. Il libretto sarebbe stato scritto da Buzzati che propose il racconto “Quarto grado” divenuto poi “Procedura penale”. Questo precedente conferisce ancora più valore all’appuntamento di oggi ed è importante che proprio il Conservatorio punti nuovamente l’attenzione su un evento musicale storico per la città. Va detto che Como non è stata sede che abbia ospitato grandi prime musicali. Il fatto che due firme così prestigiose come Buzzati e Chailly abbiano scelto il Teatrino di Villa Olmo, non è da sottovalutare. Ricordiamo anche che la regia di quell’evento fu firmata da Filippo Crivelli che esordì alla regia proprio a Como.
Che tipo di lavoro avete svolto con i cantanti e i musicisti?
È stato un lavoro molto difficile e un impegno serio per gli studenti, sia per i cantanti che per l’Ensemble orchestrale. Abbiamo una quindicina di strumenti che hanno dovuto studiare davvero molto a fondo. All’inizio aleggiava un certo scetticismo, per un repertorio che non si fa mai, poi, cammin facendo, abbiamo trovato diverse strade per avvicinarci a questo mondo che è particolare anche dal punto di vista estetico.
Che rapporto c’è tra la musica di Chailly e il libretto?
Benché io abbia avuto il privilegio di conoscere Luciano Chailly, è la prima volta che dirigo una sua composizione operistica. Ho studiato molto la sua opera e le sue esecuzioni. Qui trovo una profondissima analogia tra la scrittura di Buzzati che unisce il paradosso, il grottesco, l’orrifico, il magico e la musica del compositore. I linguaggi si sviluppano parallelamente e la musica è tutta giocata su elementi di frammento, spazi di scrittura moderna e dissonante che si alternano ad altri in cui prevale l’ironia giocosa, fino ad arrivare ai toni drammatici e sognanti. Tutto però scorre ad una tale velocità da produrre incantamento.
Un vero caleidoscopio musicale?
Nella musica di Chailly si sente la sua mano da uomo di teatro. È padrone del ritmo scenico. A ciò va aggiunta la non comune capacità di lavorare sull’orchestrazione in modo da renderla sempre luminosa e sonora.
Dunque, un appuntamento da non perdere…
È un’occasione di festa per il nostro venticinquesimo ma credo anche che queste occasioni debbano consolidare ancora di più il rapporto tra la storia culturale di Como con il suo Conservatorio.
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