Cultura e Spettacoli / Como città
Venerdì 14 Giugno 2019
Lucilla Giagnoni: «Parole
e profezia di Papa Giovanni»
Como: intervista all’autrice e attrice che questa sera porta all’ex Panificio Castelli la lettura di “Pacem in terris”
Si preannuncia come una occasione di teatro con la “T” maiuscola, l’appuntamento di stasera, venerdì 14 giugno, all’ex Pastificio Castelli, in via Pastrengo 15, a Como. Nello spazio che ospita la sede della Cooperativa AttivaMente, si tiene un nuovo appuntamento della rassegna teatrale proposta proprio da Jacopo Boschini & C.
Alle 21.30, salirà sul palco Lucilla Giagnoni, intensa e nota autrice e attrice di prosa. Giagnoni proporrà al pubblico “Pacem in terris”, prova che può somigliare ad un reading ma che (come sa bene chi conosce la passione e il talento dell’attrice) sarà qualcosa di molto più complesso, emozionante e strutturato.
L’evento è stato possibile grazie a Consorzio Abitare, promotore del recupero architettonico dell’Ex Pastificio Castelli e Aidda, . Associazione imprenditrici e donne dirigenti di aziende lombarde.
Biglietti a 15 – 20 euro, in vendita su www.eventbrite.it, oppure in loco, da un’ora prima dell’inizio. Info: 031 6871771 e 351 9624891 o sul sito www.coopattivamente.it.
Lucilla, lo spettacolo che lei proporrà a Como è ispirato dall’enciclica omonima di papa Giovanni XXIII, del1963. Un testo difficile da portare in scena…
Diciamo pure che si tratta di una sfida, a cui approdai, qualche anno fa, tra molte esitazioni. Quando un mio caro amico, il gallerista Emanuele Motta, mi lanciò l’idea di scrivere una riflessione sulla “Pacem in terris”, rimasi scettica. Avevo già lavorato su temi religiosi (ad esempio per la sua celebre “Trilogia della spiritualità”, ndr), ma temevo il confronto con uno scritto così importante. Poi, anche grazie all’incontro con il cardinale Ravasi che mi incoraggiò moltissimo, mi convinsi ad intraprendere un percorso di studio e scrittura, supportata dal teologo morale Giannino Piana. Un grande impegno che mi ha dato però forti soddisfazioni. Ricordo ancora, ad esempio, l’emozione di aver portato questo lavoro a Sotto il Monte, davanti a più di mille persone e soprattutto al cospetto del cardinale Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII. Sono molto felice di portare il frutto della mia fatica anche a Como, per di più in un luogo che conserva memorie di lavoro e creatività.
Quali “tesori” ha trovato nel testo di papa Giovanni XXIII? Parlano all’uomo del nostro presente?
L’enciclica è il testamento spirituale di Giovanni XXIII e parla di un tempo in cui anch’io, che sono nata in quegli anni, mi posso riconoscere. Leggendo quelle parole, se ne coglie la forza profetica. Con oltre cinquant’anni di anticipo, annunciano il nostro oggi, difficile, con tutti i problemi che viviamo concretamente. Eppure il testo è pervaso un afflato di speranza prezioso anche noi.
Eppure “Pacem in terris” fu scritta in tempi non facili…
Certo! Basti pensare alla crisi dei missili di Cuba che aveva portato il mondo sull’orlo della guerra nucleare. Giovanni XXIII,come tutti gli storici riconoscono, era stato risolutore determinante, grazie alla sua capacità di mediazione, maturata nel suo prezioso percorso apostolico in Turchia e Bulgaria. Questo atteggiamento è chiaramente percepibile nell’enciclica in cui si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, senza distinzioni ma parlando a credenti e non. Un messaggio universale altissimo. Dedicato ai diritti dell’uomo, di cui oggi, più che mai, abbiamo bisogno per costruire la pace che non è semplicemente assenza di guerra ma la realizzazione di una vera umanità.
Come ha tradotto tutto questo sul palco?
Ho scelto di incarnare il concetto di pace nel femminile, perché è innegabile che le donne abbiano maggiore dimestichezza con la relazione, il dialogo e l’incontro. In scena, presento delle figure di donne che sono come delle profetesse. Ho scelto personaggi noti, viventi o non più, individuate in diversi ambiti sociali e culturali.
In che modo questo spettacolo si inserisce nella sua evoluzione artistica?
“Pacem in Terris” è inserito in un percorso di meditazioni capitate quasi sempre per caso, ma da me accolte appieno e con gratitudine. È una via parallela a quella principale che da “Vergine Madre” mi ha portato a “Magnificat” lavoro che ha appena debuttato.
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