Cultura e Spettacoli
Martedì 31 Marzo 2009
Marco Risi: "A Como riscatto mio padre
e al cinema parlo di camorra"
Il regista, nelle sale con il film "Fortapasc" sull'assassinio di Giancarlo Siani, il 2 aprile ospite della biblioteca comunale
Marco Risi, che filmato farà vedere a Como?
Mostrerò il documentario Una bella vacanza. Buon compleanno Dino Risi che Fabrizio Corallo realizzò per i 90 anni di mio padre. Un lavoro fatto bene, dà l’idea di chi fosse il babbo, è un ritratto preciso. Ci sono interviste a lui, spezzoni di suoi film e interviste a registi e attori, compreso Jean-Luis Trintignan.
C’è qualche aspetto di suo padre che è ancora sottovalutato?
Negli ultimi anni è stato riscoperto. C’è stato un periodo, quando aveva tra i 70 e gli 80 anni, in cui era stato dimenticato. Ricevette a lungo critiche spietate, ma da noi c’è bisogno di compiere una certa età per essere rivalutati. C’è stato bisogno che i francesi lo considerassero un osservatore attento dei costumi perché ci accorgessimo di lui. E poi non ricordo chi dividesse le carriere in tre parti: per un paio di decenni si è la brillante promessa, poi si passa a essere il solito stronzo e alla fine si è il venerato maestro. Mio padre preferiva rientrare nella seconda categoria.
Parliamo di “Fortapasc”, un ritorno a Napoli dopo “Maradona”. Tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 fece alcuni film a Palermo, ora avrà un periodo napoletano?
Non credo, però mi piace girare a Napoli. Scenograficamente è simile a Palermo, perché c’è il mare ma anche perché si possono girare film ambientati anche nei decenni passati. Le altre città, soprattutto al centro-nord, sono state ammodernate, male direi, ma sono cambiate. Napoli e Palermo hanno grande vitalità, le facce cambiano ancora da quartiere a quartiere, mentre nel resto d’Italia tendono a somigliarsi.
Come mai tra tanti assassinati dalla camorra ha scelto di raccontare la storia del giornalista Giancarlo Siani?
Alcuni anni fa uscì un libro su Siani, L’abusivo, e Rai Fiction mi propose di farci un film. Non mi convinceva, poi mi fecero leggere un trattamento scritto da Jim Carrington e Andrea Purgatori che non era né agiografico né retorico e mi è piaciuto. Dovevamo già girarlo cinque anni fa, poi l’attore protagonista ci mollò. Doveva essere un nome di grande richiamo, però poi non è detto che gli attori famosi richiamino le folle, basta vedere Verso l’Eden con Scamarcio che è andato male. Con Caterina D’Amico presidente di Rai Cinema abbiamo trovato Libero De Rienzo, l’attore giusto e bravo. Non è facile far venire la gente a vedere questi film, però mi sembra che Fortapasc stia funzionando, il pubblico è colpito dal finale, resta in sala per tutti i titoli di coda per smaltire il colpo. Questo è bello, emozionante. Spero nel passaparola perché il film richiede calma e pazienza.
Lei è noto per i film d’impegno civile.
Beh, a volte ho anche “tradito”. Però anche i film non d’impegno civile li ho fatti sempre con impegno. Se una storia ha anche un valore etico e civile mi piace di più.
E suo figlio Andrea che fa l’attore?
Sta facendo il Centro sperimentale, è bravo, s’impegna, ce la farà. Come ha fatto mio padre con me, né lo dissuado né l’incoraggio. Il nostro è un lavoro bello e creativo anche se difficile. La strada non è più facile se sei figlio di un famoso, basta che sbagli un film e sei finito. Mi piace l’idea che siamo una famiglia di cinema come ce ne sono tante negli Usa, i Barrymore, i Fonda, i Richardson o i Redgrave.
Nicola Falcinella
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