Cultura e Spettacoli
Giovedì 09 Aprile 2009
Max vola con il Papa
Un libro comasco
Jeanne Perego, già autrice del best seller mondiale "Joseph e Chico", sul gatto di Benedetto XVI, racconta la giornata del Pontefice attraverso lo sguardo di un passero solitario dei Giardini vaticani.
«Aspetti che mi sposto in un punto della casa dove non si sentono i cani e la cascata». L’amore di Jeanne Perego per la natura e gli animali è il suo biglietto da visita fin dalle prime battute al telefono. Dalla sua casa in Baviera («sul confine di una riserva naturale») la scrittrice che per tanti anni ha vissuto a Carimate - ha studiato a Como al liceo Volta - racconta il suo nuovo libro - per bambini, ma non solo - dedicato a Joseph Ratzinger. I primi due, "Joseph e Chico. Un gatto racconta la vita di Papa Benedetto XVI" (Edizioni Messaggero, 444 pag., 12 euro) e "La Baviera di Joseph Ratzinger" (Fbe, 152 pag., 14 euro) sono stati altrettanti casi editoriali. Il nuovo lavoro, "Max e Benedetto. Un passero solitario racconta la giornata del Papa" (Edizioni Messaggero, 56 pag., 12 euro, illustrazioni di Donata Dal Molin Casagrande) ricalca la fortunata formula di "Chico", e affida a un piccolo pennuto l’incarico di raccontare ai lettori le fatiche quotidiane del Papa.
Signora Perego, perché un altro libro su Ratzinger?
Trovo affascinante la figura del Papa e quindi volevo continuare a raccontarla. Ma non c’è un progetto: questo libro è nato per caso il 14 novembre 2007, quando ho portato il primo libro a Benedetto XVI nel corso di un’udienza in piazza San Pietro. Faceva freddo e pioveva, ho pensato che mio padre aveva la stessa età del pontefice e mi sono chiesta cosa avrebbe significato vederlo in mezzo a quella folla enorme, sotto la pioggia, al freddo. Ho pensato: come dev’essere faticoso fare il Papa, intendo fisicamente faticoso e non solo intellettualmente, chissà quanti bambini sanno cosa significare davvero fare il Papa, quali impegni quotidiani comporta.
Perché questa scelta di continuare a parlare del Papa attraverso gli animali?
Adoro il mondo degli animali e della natura, trovo, da credente, che siano un dono meraviglioso di Dio. Ieri ho perso mezz’ora a guardare un bruco peloso che camminava. Quel giorno, in piazza San Pietro, sulla testa di Benedetto XVI volavano due gabbiani bellissimi, e ho pensato: ecco, loro vedono tutto quello che fa il Pontefice. Da lì è nata l’idea di un uccello che raccontasse la sua giornata lavorativa, anche se, come spiego nel libro, il Papa ha solo giornate lavorative, perché anche quando è in vacanza lavora.
L’uccellino Max è una sua invenzione o, come il gatto Chico, esiste davvero?
Volevo fare un libro scientificamente corretto, proprio per il mio amore per la natura. Mi sono informata e ho individuato due ornitologi, Giacomo Dell’Omo, specialista in gheppi, e Fulvio Fraticelli, direttore del Bioparco di Roma: un incontro folgorante, una persona che trasforma la vita di quelli con cui parla, perché fa venir la voglia di camminare non più guardando davanti, ma in alto. Insieme abbiamo osservato i pennuti dei Giardini vaticani e abbiamo scelto il passero solitario, che a dispetto del nome è un tordo, un uccello tipico delle aree mediterranee e calde che ama molto stare da solo e ha un canto meraviglioso, che è impossibile non fermarsi ad ascoltare. Mi è piaciuta l’idea della similitudine con questo pontefice che ha tanta capacità di farsi ascoltare.
Il Papa ha letto il suo libro? Ha avuto modo di confrontarsi personalmente con lui?
Non ho mai incontrato personalmente Benedetto XVI, e poi sono talmente timida... tutte le volte che mi sono trovata al suo cospetto ho provato una tale emozione. Ho fatto avere il libro a monsignor Georg Gaenswein, il segretario del Papa, perché mi sembrava un gesto doveroso. Non so se il Papa l’abbia visto, ma padre Georg mi ha scritto: «Gli piacerà tantissimo».
A proposito di padre Georg, era sua l’introduzione a «Joseph e Chico». A chi ha affidato la presentazione del nuovo volume?
A don Damiano Marzotto, il capo ufficio della Congregazione per la dottrina della fede. Ha lavorato per 25 anni gomito a gomito con l’allora cardinale Ratzinger, ed è un testimone del suo modo di lavorare. La postfazione invece è di Fulvio Fraticelli, che ha certificato la correttezza scientifica del mio lavoro.
Come si è documentata sulla vita quotidiana del Papa?
Rispetto al primo libro, questo è stato un lavoro più complesso: chiunque può scrivere una biografia, basta procurarsi le informazioni. Ma in questo caso non c’era una traccia, per fare una fotografia delle giornate di lavoro di Benedetto XVI ho analizzato gli atti della Santa Sede e l’archivio del Centro televisivo vaticano. Ho visto tanti filmati non montati delle giornate di lavoro e di vacanza del Papa e attraverso una ricostruzione cronologica sono riuscita a definire un intreccio della sua giornata-tipo.
Cosa aggiunge questo libro al precedente?
Lo attualizza. Il primo raccontava la vita di Joseph Ratzinger fino all’elezione, questo racconta il suo lavoro come Papa. Ho inserito anche qualche pensiero fondamentale del Pontefice. E affronto una questione che mi sta a cuore: il continuo raffronto tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Max spiega la cosa a modo suo: quando i visitatori salgono sulla cupola, dice, sento questo continuo confronto, che è una cosa stupida, perché riguarda due persone tanto straordinarie quanto differenti; è come se paragonassero me a un airone cenerino: io non so volare alto e planare con eleganza come un airone, ma quando canto la gente si ferma ad ascoltarmi.
E il prossimo libro? Sarà ancora su Papa Ratzinger?
C’è in cantiere un piccolo racconto di satira civile per bambini, un fotografia della nostra società. Quanto al Papa, non so, per il momento non ho in mente nulla.
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