Musica elettronica
Rinasce allo Sforzesco
lo studio di Berio e Maderna

Il laboratorio di fonologia della Rai ricostruito nel museo degli strumenti musicali

Lo Studio di Fonologia Musicale della Rai di Milano risorge. Come un’araba fenice, l’intero laboratorio di ricerca che, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, fece diventare Milano uno dei tre poli di riferimento a livello europeo nel campo della ricerca sulla “musica elettroacustica” madre della musica elettronica (gli altri due avevano lae loro prestigiose sedi a Parigi e a Colonia) è stato tratto dall’oblio pressochè intatto. Sarà ricostruito con le apparecchiature e perfino gli arredi originali in un’apposita, nuova sala - la numero trentasei - del Museo degli Strumenti Musicali situato all’interno del Castello Sforzesco.
Verrà aperta al pubblico dopo la pausa estiva, dal prossimo 17 settembre.
Lo Studio di Fonologia nasce nella Milano fervida di attività a cavallo fra dopoguerra, ricostruzione e boom economico.
Un Luciano Berio non ancora trentenne e già assistente musicale Rai, riporta da un viaggio a New York le impressioni provate durante un concerto di Leopold Stokovski al Museum of Modern Art.
Nasce presto un gruppo composto da Berio, Bruno Maderna, un fisico di origini comasche, Alfredo Lietti, e il tecnico Marino Zuccheri.
In una stanza di Corso Sempione si cominciano a raccogliere apparecchiature elettroacustiche e a sperimentare le prime manipolazioni di suono elettronico, all’inizio sono pochi apparecchi, pezzi raccolti “all’italiana” da dismissioni di altri studi.
Alfredo Lietti ne costuisce appositamente altri su richiesta di Berio e Maderna, come un liutaio del Ventesimo secolo.
La Rai inaugura ufficialmente  lo Studio nel giugno del 1955: in breve l’attività si caratterizza per una eterogeneità non comune negli altri centri di ricerca d’oltralpe, accademicamente divisi tra un versante votato alla “musica concreta” (con Schaeffer che, a Parigi, rielaborava registrazioni di suoni naturali) e un fronte di “musica elettronica” (la Colonia di Stockhausen, dedita alla manipolazione del suono elettronico puro).
A Milano si sperimenta trecentosessanta gradi ma soprattutto, ben presto, si mettono in atto contemporaneamente sperimentazioni di composizioni d’avanguardia (Berio che unisce al suono degli oscillatori elettronici la voce di Cathy Barberian per creare Thema (Omaggio a Joyce) e Visage  e ricerche per realizzare colonne sonore «di nuovo tipo, più moderne d’avanguardia».
Stefano Lamon

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