Niccolò Bernasconi, attore comasco
ne Il giudice Mastrangelo

Il giovane ha recitato a fianco di Abatantuono e Amanda Sandrelli per Canale 5, ma spera di diventare produttore dei tre lungometraggi che ha già scritto

Entra con un mazzo di fiori in mano, lo consegna ad Amanda Sandrelli e Diego Abatantuono e alla domanda di lui: «Ma tu non sei di qui», risponde: «Sono di Como». È un giovane attore, Niccolò Bernasconi che di Como lo è davvero. La fiction andata in onda nei giorni scorsi su Canale 5 è Il giudice Mastrangelo.
Da lunedì sarà replicata anche la seconda serie, per preparare il terreno a una probabile terza ancora da girare, e anche lì il ventiquattrenne lariano apparirà. Stavolta in ben quattro puntate e nel ruolo di un poliziotto. Ma Bernasconi ha fatto anche alcune regie di cortometraggi e ha sogni ambiziosi.
Come si è avvicinato al mondo dello spettacolo?
Da bambino feci delle pubblicità, non ricordo perché, forse tramite parenti. Mio padre, che è avvocato, mi portava a Radio Capital quando lavorava con Cecchetto: il dj mi prese in simpatia e mi fece condurre una trasmissione, Capital Baby con Beppe Fiorello.
Nella mia famiglia si è sempre respirato il mondo dell’arte, grazie a mio nonno, Italo Bartoletti, marchigiano sposato a Como, che era imprenditore edile e investiva i soldi nell’arte.
Da lui erano di casa Fontana, Burri, Parisi, Rotella e altri artisti. Acquistò anche un grande appezzamento nell’entroterra marchigiano per farci “Operazione Archevia”, una città esistenziale che non è stata realizzata. Anche Antonioni ci fece dei sopralluoghi e i miei corti li ho girati là.
E la passione per il cinema?
È venuta guardando i film, dai dieci anni in poi ne ho visti anche troppi: Fellini, Visconti, Lynch, la nouvelle vague, gli horror. Oggi mi piacciono Jim Jarmusch, Dead Man è fantastico, e Darren Aronofsky che è uno dei più creativi. Il suo P greco fu una rivelazione per me che sono intrippato con la numerologia e anche La fontana della vita A dieci-quindici anni facevo degli spettacoli con gli amici oppure riprendevo con una camerina i film in tv e facevo i controcampi dei dialoghi interpretandoli io.
Ho fatto vari spettacoli mentre frequentavo il Gallio, poi a Milano corsi con Raul Manso e ho fatto tre mesi a Los Angeles come uditore alla Strasberg. Negli Usa voglio tornare presto perché là c’è un’energia incredibile.
Ha recitato in alcune fiction.
Ho fatto un po’ l’assistente del regista Enrico Oldoini per Il giudice Mastrangelo, così mi ha fatto fare delle piccole parti. Nella prima serie faccio un fioraio, nella seconda un poliziotto. Con Oldoini ho fatto di recente un provino per La fidanzata di papà insieme al mio amico Davide Silvestri di Vivere: hanno preso lui e non me. Sul set con Oldoini ho capito che mi piace è stare dietro la macchina da presa, mi piace molto il clima del set, l’essere una tribù di amici.
Ha girato due corti.
Sì, Otokut è ispirato agli indiani d’America di cui condivido la visione mistica del mondo. Nieso è appena finito, è interpretato da Bebe Polso che è bravissimo e fa il mago di tarocchi.
C’è un’atmosfera un po’ lugubre, le mie cose sono un po’ tetre, il mio obiettivo è usare la macchina da presa per filmare ciò che è difficile vedere. E poi ho lavorato più volte con Tommaso Lipari e ho recitato con suo padre Paolo.
Progetti?
Ora devo laurearmi in Lettere indirizzo cinema, poi voglio creare una casa di produzione con mia sorella, con la quale realizzare i tre lungometraggi che ho scritto. E vorrei organizzare un film festival nella nostra tenuta marchigiana.
E a Como?
Penso spesso a fare qualcosa a Como. Il lago è fantastico, l’isola Comacina mi entusiasma per la sua atmosfera e sto pensando di fare qualcosa là.
Nicola Falcinella

© RIPRODUZIONE RISERVATA