Omar Fantini, cabaret a Cantù
«Finché son vivo farò divertire»

La comicità e il cabaret saranno protagonisti, questa sera, dalle 21, al teatro San Teodoro di Cantù

La comicità e il cabaret saranno protagonisti, questa sera, dalle 21, al teatro San Teodoro di Cantù.

Nella sala di via Corbetta arriva Omar Fantini, bergamasco, divenuto popolare grazie alla partecipazione a tante trasmissioni televisive come “Colorado”, “Ciro presenta Visitors” o “Metropolis”.

Dopo aver frequentato la sala canturina nel drappello dei comici del Cabarettificio, Fantini si è “innamorato” del teatro e ha deciso di portare in Brianza il suo one man show “Dal vivo…finché son vivo!”, una carrellata di battute che raccolgono il meglio della sua produzione comica degli ultimi quindici anni.

«La parola d’ordine è versatilità - spiega il comico - Il mio guaio, o forse la mia fortuna, sta nel fatto che mi annoio facilmente e quindi, in tutti questi anni di carriera, ho sperimentato tantissime situazioni diverse. Non mi capita mai di approfondire ma piuttosto preferisco spaziare in lungo e in largo. Questo succede anche nello spettacolo che propongo a Cantù».Il pubblico dovrà dunque aspettarsi una serata molto variegata, con una vasta serie di siparietti e argomenti. «Alterno monologhi e momenti coreografici e poi il pubblico che mi segue in televisione potrà anche trovare nello spettacolo alcuni personaggi ormai familiari, come Nonno Anselmo».

Insomma, un caleidoscopio di temi partendo da una insolita “analisi” degli anni Ottanta, passando per i manga giapponesi. «La mia generazione - spiega Fantini - è cresciuta a pane e televisione, in tempi in cui non esisteva il Moige. Per questo ci siamo sorbiti tutti i manga giapponesi che, in realtà, erano cartoni animati spesso a sfondo erotico, non certo dedicati all’infanzia. Io rileggo le storie di “Lady Oscar” e simili per spiegare anche certi comportamenti un po’ bipolari dei miei coetanei. Eravamo stretti tra gli ammiccanti cartoni nipponici e il puritanesimo delle serie americane… Per forza che poi siamo cresciuti così! (ride) ».

Ma non c’è solo questo nello spettacolo. Si parla di tutte quelle manie (quella del fitness, della chirurgia plastica, dell’estetica…) che ci fanno soffrire con la scusa di farci star bene. E poi c’è anche il tema dell’ommigrazione.

«So che può sembrare un argomento poco adatto - racconta Fantini- ma da sempre, grazie al personaggio di un kebabbaro, riesco a parlare, in modo anche “politicamente scorretto” di immigrazione per arrivare poi al concetto di integrazione, la vera speranza».

Insomma, si ride anche di tematiche d’attualità, lasciando poi facoltà piena di parola a Nonno Anselmo. «Beh, Anselmo è veramente un personaggio senza barriere - conclude divertito Fantini - e per me è davvero liberatorio. Spero che faccia lo stesso effetto a tutto il pubblico del vostro bel teatro».

Sara Cerrato

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