Cultura e Spettacoli
Giovedì 09 Aprile 2009
Quando Mussolini
pagava Churchill
Lo statista lavorò nel 1927 come giornalista per "Il Popolo d'Italia", giornale fondato dal leader fascista. Il giornalista e storico comasco Festorazzi ha riscoperto quei 17 articoli e ne dà notizia in esclusiva a "La Provincia".
Nel gennaio del 1927, Winston Churchill, al tempo cancelliere dello Scacchiere del governo conservatore inglese, compì una crociera nel Mediterraneo, approfittando dell’occasione per incontrare il Duce. Si trattò di un colloquio politico, ma, nondimeno, anche di un business agreement, dal momento che Churchill firmò un contratto con Mussolini in quanto suo editore. Egli, infatti, non era giunto a Roma soltanto per conoscere il capo del governo, ma anche per concordare l’uscita, sul "Popolo d’Italia", giornale di cui il Duce era fondatore e proprietario, di una serie di suoi articoli. Sbarcato a Brindisi, lo statista d’Oltremanica raggiunse la Capitale, dove prese alloggio presso l’ambasciatore britannico, sir Ronald Graham. Il 15 gennaio, Churchill ebbe un colloquio di un’ora a Palazzo Chigi. In base alla testimonianza di Quinto Navarra, il cameriere di Mussolini, l’uomo politico britannico si presentò senza sigaro, accompagnato da Graham. Il Duce fu molto gioviale nell’accogliere l’ospite che gli si presentò con pari cordialità. La conversazione, a quanto pare, si svolse interamente in italiano. Il "Popolo d’Italia" diede notizia, con grande rilievo, della visita dell’ospite straniero. Nell’edizione di domenica 16 gennaio del quotidiano mussoliniano, si legge curiosamente: «Una delle prime cose che il signor Churchill ha fatto arrivando a Roma è stata di incaricare un funzionario dell’ambasciata britannica di ottenere in suo nome un permesso, perché egli potesse fare sul posto degli schizzi di monumenti di Roma. Com’è noto, egli dipinge più che passabilmente ad olio ed acquerello ed è questo il suo "hobby", cioè il divertimento preferito quando, come in questi giorni, si vuol concedere un po’ di riposo».
Prima di lasciare la Penisola, Churchill tenne una conferenza stampa nella quale giudicò «perfettamente assurdo dichiarare che il governo italiano non poggi su una base popolare o che non sia sorretto dal consenso attivo e pratico delle grandi masse». Poi aggiunse: «Non posso fare a meno di essere affascinato, come è accaduto a tanta altra gente, dalle semplici e naturali maniere di Mussolini e dal suo equilibrio calmo e deciso, malgrado tanti oneri e pericoli. In secondo luogo tutti possono vedere che egli ha pensato esclusivamente al bene duraturo del popolo italiano, come egli lo concepiva, e che null’altro all’infuori di questo bene ebbe veramente mai importanza per lui». Quindi proseguì riconoscendo che i meriti di Mussolini nella lotta al bolscevismo avevano un significato universale e che la lezione offerta in tal senso dal fascismo valeva per tutti, Inghilterra compresa: «Se io fossi italiano, sono sicuro che sarei stato con voi con tutto il mio cuore, dall’inizio alla fine della vostra lotta vittoriosa contro gli appetiti bestiali e le passioni del leninismo. Voglio tuttavia dire una parola sugli aspetti internazionali del fascismo. Internazionalmente, il fascismo ha reso un servigio al mondo intero. L’Italia ha dato l’antidoto necessario al veleno russo e di qui in avanti nessuna grande Nazione sarà sprovvista di un mezzo fondamentale di protezione contro il crescente cancro del bolscevismo».
A suggello dell’amicizia e dell’alleanza politica stretta con lo statista inglese, Mussolini fece pubblicare, sul "Popolo d’Italia", le memorie di Churchill sulla prima guerra mondiale. Gli articoli, ben diciassette, uscirono tutti in prima pagina, con enorme evidenza, dal 12 febbraio al 1° maggio 1927. Spesso, occupavano le prime tre colonne di apertura, a sinistra, normalmente riservate agli editoriali. Non sappiamo quanto fruttò allo statista con il sigaro questa pubblicazione a puntate, ma certamente, dal suo punto di vista, rappresentò un affare, anche perché tra le principali fonti di reddito di Churchill vi fu sempre quella derivante dall’assidua collaborazione con la stampa anche internazionale (pure le royalty incassate per le opere letterarie, specie la storia della seconda guerra mondiale, contribuirono alla sua ricchezza). Invano si cercherebbe una traccia di questa significativa e non episodica apparizione a puntate di sir Winston sul giornale di Benito Mussolini, nelle opere dei suoi biografi più noti, come l’inglese Martin Gilbert, reticenti in modo sconfortante su qualsiasi argomento anche lontanamente riguardante i rapporti tra il Duce e lo statista del Regno Unito. Ora, giacché la specialità degli storici britannici, dal 1945 a oggi, è stata quella di difendere a spada tratta posizioni "negazioniste" circa l’esistenza del famoso carteggio Churchill-Mussolini (che è invece assolutamente provata), ci permettiamo di rinfrescare la loro memoria anche riguardo ai diciassette articoli firmati dal leader conservatore sul Popolo d’Italia, di cui pubblichiamo in questa pagina un’immagine, nella speranza che qualcuno non giunga ad affermare che si tratti di un fotomontaggio! Un’ultima considerazione appare necessaria. I dossier su Churchill che Mussolini portò con sé fino a Dongo erano estremamente corposi e stratificati, cioè non si limitavano alla pur fondamentale corrispondenza intercorsa tra di loro.
È sicuro che il Duce avesse, nel corso degli anni, raccolto una quantità imponente di carte sul suo amico-nemico; è perciò ragionevole supporre che, tra queste, vi fossero anche il contratto di collaborazione firmato con Il Popolo d’Italia e la documentazione relativa ai compensi ricevuti per quegli articoli venduti, nel 1927, a colui che, nel 1945, diciott’anni più tardi, anche per mister Churchill sarebbe divenuto il "criminale di guerra" Benito Mussolini. Speriamo che, un giorno, quelle fatture saltino fuori, in modo da poter sventolare davanti al mondo la prova evidente di quanto, anche per l’uomo col sigaro, valesse la massima latina: pecunia non olet.
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