Cultura e Spettacoli
Domenica 11 Gennaio 2009
Quando Mussolini
preparava l'espatrio
Alla vigilia della "Marcia su Roma", nell'ottobre del 1922, il duce si trovava a Cavallasca, da Margherita Sarfatti. Lo ha scoperto, negli archivi di Werner von der Schulenburg, il giornalista comasco Roberto Festorazzi
Nuove rivelazioni emerse da documenti conservati, fino ad ora, negli archivi di un barone tedesco e ritrovati dal giornalista comasco e collaboratore de «La Provincia» Roberto Festorazzi, gettano nuova luce su un momento nevralgico e funesto della storia nazionale. Secondo le carte che Festorazzi ha scovato negli archivi di Werner von der Schulenburg e che il settimanale «Gente» pubblica, oggi, in esclusiva, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1922, alla vigilia della marcia su Roma, Benito Mussolini non si trovava in un teatro milanese come raccontano i libri di storia. Si trovava invece nella villa della sua amante Margherita Sarfatti a Cavallasca, nei pressi del capoluogo lariano e soprattutto del confine con la Svizzera. Da qui aveva progettato un rapido espatrio, se il colpo di stato fosse fallito. Le carte che proverebbero l’inedito risvolto storico erano conservate da Von der Schulenburg, ben informato sui fatti, in qualità di stretto collaboratore e amico della Sarfatti, artista di primo piano, che lo stesso Festorazzi ha definito, in un articolo scritto per «La Provincia», «fondatrice del movimento del Novecento, lady protettrice di molte delle avanguardie artistiche, durante il Ventennio, e ninfa Egeria del regime». La relazione tra la donna e Mussolini durò dal 1913 al 1930 e solo molto più tardi, tramite delle lettere inviate al barone e durante delle conversazioni con la di lui moglie, la Sarfatti fece rivelazioni sugli eventi storici di cui era stata spettatrice, a volte con diretto coinvolgimento. È il caso del delitto Matteotti, dopo il quale «Mussolini voleva lasciare la presidenza e fu proprio la Sarfatti a convincerlo a tenere i nervi saldi», come ha raccontato la baronessa tedesca proprio a «Gente». E sulla notte del duce nel villino di Cavallasca mentre si stava compiendo il colpo di Stato, la Sarfatti raccontò che «lui era deciso a espatriare perché temeva l’insuccesso della marcia su Roma. Margherita lo esortò a rimanere, nel momento più critico». A circa cinquant’anni dalla morte della Sarfatti, questa artista, intellettuale e musa che prima fu vicinissima al fascismo e poi, discriminata, si ricredette, sconfessando proprio la figura del duce, torna direttamente a interessare gli storici.
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