Cultura e Spettacoli
Giovedì 26 Marzo 2009
Quando Leonardo
cercava lavoro a Milano
Da Vinci scrisse a Ludovico il Moro nel 1482, proponendo il suo contributo come ingegnere esperto in opere idrauliche e meccaniche. A margine dei restauri del Codice Atlantico, La Provincia ricostruisce gli anni lombardi del genio toscano
"Artista offresi" : non l’ultimo dei bottegai ma il grande Leonardo da Vinci si recò a Milano, al centro di una regione popolosa e produttiva, per cercare un’occupazione presso la corte di Ludovico il Moro. Le vicenda risale al 1482, quando Leonardo aveva trent’anni, come testimonia la lettera d’impiego rivolta allo stesso duca di Milano, dove Leonardo descrisse innanzitutto i suoi progetti di apparati militari, opere idrauliche e architettura, e solo alla fine, di pittura e scultura, tra cui il progetto di un gigantesco modello in argilla (che verrà distrutto nel 1499) per il cavallo del monumento equestre a Francesco Sforza.
Leonardo scelse Milano poiché si rese conto che le potenti signorie avevano sempre più bisogno di nuove armi per le guerre interne, e riteneva i suoi progetti in materia degni di nota da parte del ducato di Milano, già alleato con i Medici. Come spiega a "La Provincia" don Alberto Rocca, dottore della Veneranda Biblioteca Ambrosiana: «Leonardo arriva a Milano non solo come artista ma, innanzitutto, come ingegnere militare, tant’è vero che è molto interessante il disegno della bombarda che c’è nel Codice Atlantico perché sembra proprio rispecchiare la lettera che Leonardo manda al duca, dove afferma di essere in grado di produrre anche questi cannoni che sanno sparare: si tratta di marchingegni che sanno lanciare dei proiettili come se fossero grandine e sanno produrre grande rumore, grande fumo e grande terrore in chi li guarda. Leonardo in questa lettera sembra quasi riprodurre, mentalmente, il disegno che c’è nel "Codice Atlantico"». Il "Codice Atlantico" non solo richiama la lettera d’impiego a Ludovico il Moro ma, racchiudendo note, disegni, appunti e schizzi che vanno dal 1478 al 1516, riguarda anche gli anni in cui Leonardo soggiornò a Milano, offrendo una straordinaria testimonianza di questo periodo.
«Nel "Codice"», racconta don Alberto Rocca, «c’è un po’ di tutto, dal disegno altamente finito, come può essere la bombarda, a semplicemente uno schizzo, a un’idea, per esempio delle racchette per camminar sull’acqua che sono proprio uno schizzo molto piccolo, ma ben definito».
Grazie all’iniziativa della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, in accordo con i Frati Domenicani di Santa Maria delle Grazie, il Codice Atlantico, la più grande raccolta di carte leonardesche al mondo, sarà ora visibile al pubblico: a partire dal mese di settembre sarà infatti possibile ammirare alcuni fogli del Codice Atlantico nella monumentale e suggestiva sagrestia del Bramante, presso Santa Maria delle Grazie in Milano. Ciò consentirà ai visitatori che ogni anno visitano il cenacolo vinciano di ammirare anche alcuni disegni del grande maestro e di conoscere lo straordinario patrimonio culturale dell’Ambrosiana. Grazie e a questa iniziativa, Milano torna a essere un luogo di ricerca, custodia e dialogo, rimanendo fedele all’intuizione originaria del fondatore dell’Ambrosiana, Federico Borromeo, che nel XVI secolo la affidava all’"opulentia… magnanimità, et liberalità" della Città di Milano, affinché fosse di "utilità perpetua… alle esterne nationi, non solo à Italia". Se il primo intento di Leonardo esula dal campo artistico, non mancheranno poi le opere di pittura, come il celebre cenacolo vinciano e il "Musico", conservato proprio nell’Ambrosiana: quest’ultimo, osserva don Alberto Rocca, «è l’unico dipinto su tavola rimasto a Milano, mentre gli altri furono tutti portati via».
Sebbene infatti siano numerose le opere realizzate da Leonardo durante i suoi soggiorni milanesi, molte lasciarono per sempre la città. Del primo soggiorno milanese di Leonardo (1482-1499) ricordiamo, tra le opere più importanti, non solo l’ "Ultima Cena" (1495-1497), ma anche la "Vergine delle rocce" (1483-86) e il già ricordato modello in argilla per il cavallo del monumento equestre a Francesco Sforza. Al secondo soggiorno milanese di Leonardo (1506-1513) risale anche il progetto di un’altra statua equestre, come racconta don Alberto Rocca: «A questo secondo periodo milanese risalgono dei disegni, degli schizzi di un cavallo. Il cavallo di bronzo non fu mai portato a termine: fu trovato il calco che poi venne distrutto». Si tratta del progetto di una statua equestre in onore di Gian Giacomo Trivulzio, che fu condottiero al servizio di Ludovico il Moro, riguardo alla quale Leonardo - come testimonia il "Codice Atlantico" - ottenne una provvigione dal re di Francia.
Numerose sono dunque le testimonianze della presenza di Leonardo sul territorio lombardo: «ciò trova riscontro anche nei paesaggi che fanno da sfondo ad alcuni dei suoi dipinti che ritraggono la zona dell’Adda», afferma don Alberto Rocca, «come testimonia il paesaggio di fondo che si vede poi riprodotto nel dipinto di Gian Giacomo Caprotti detto "il Salaino", custodito presso l’Ambrosiana, che riprende il Giovanni Battista di Leonardo».
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