Cultura e Spettacoli
Giovedì 16 Aprile 2009
"Le ceneri di Gramsci"
sul palco del Sociale
L'attore Sandro Lombardi e il coreografo Virgilio Sieni rappresentano un poemetto di Pasolini: una sfida tra poesia e danza
Alla ripresa dopo la pausa pasquale, il teatro Sociale di Como propone uno spettacolo raffinato e intenso, con due grandi della scena italiana nelle rispettive discipline: la recitazione e la danza. Il 17 aprile, alle 21, va infatti in scena, per il ciclo dei Circuiti teatrali lombardi, "Le ceneri di Gramsci", spettacolo che vedrà protagonisti Sandro Lombardi, già splendido interprete, al Sociale, in marzo, con "I giganti della montagna" di Pirandello, e Virgilio Sieni, coreografo di fama internazionale. Insieme, i due artisti, con la produzione delle rispettive compagnie si cimentano con la messinscena del poemetto di Pierpaolo Pasolini, opera in cui il grande scrittore sintetizza la contraddizione, drammaticamente sentita da Pasolini, tra l’afflato religioso e l’ideologia marxista. Dell’allestimento, caratterizzato proprio dalla fusione di linguaggi espressivi, parliamo con Virgilio Sieni.
Come è nata l’idea di questo lavoro e soprattutto dell’incontro tra due tecniche di espressione tanto diverse?
L’incontro con Lombardi nasce, prima di tutto, per l’amicizia che ci unisce da lunga data. Nonostante i percorsi artistici molto diversi ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda. Infatti, nello spettacolo non c’è nessuno scollamento tra la danza e la voce che anzi procedono a strettissimo contatto. Non c’è una prevalenza ma piuttosto una reciproca valorizzazione attraverso la messinscena.
Che dialettica si crea tra i vostri "strumenti" espressivi?
Nel mio lavoro di coreografo e danzatore prendo spunto dalla voce di Sandro e viceversa, l’attore entra in sintonia con il movimento. Ci accomuna una sorta di "tattilità".
L’ambientazione dello spettacolo è il Cimitero degli Inglesi a Roma, dinnanzi alla tomba di Antonio Gramsci. Come viene reso questo ambiente così particolare nel vostro lavoro?
Lo spazio è vuoto (ma di un vuoto non sterile), a rappresentare un tempo astorico. Abbiamo voluto evitare volutamente l’elemento decorativo.
Che valore ha, oggi, rappresentare sulla scena, un lavoro di Pasolini?
Gli elementi in gioco sono di enorme portata. Questo testo è come aperto a tutti coloro che ne vogliano cogliere la portata. In esso troviamo un afflato religioso e una dimensione poetica che ci inonda di trascendenza. Per noi sulla scena è una grandissima emozione. Lo abbiamo sperimentato anche recentemente in alcune repliche romane a pochi passi dalla tomba di Gramsci. Un valore aggiunto fortissimo.
Come vi siete posti di fronte a questo particolare testo?
Abbiamo scelto di procedere con "arte di levare", facendo molti passi indietro per poterci incontrare. Anzi direi che questo allestimento è una sorta di "regalo" che ci siamo fatti reciprocamente e che facciamo al pubblico, anche grazie alla nostra salda amicizia. Mettere in scena Pasolini, d’altra parte, è come una dichiarazione d’intenti, una sorta di manifesto programmatico che non ammette ambiguità. Una volta che si è scelto di proporlo non ci su può tirare indietro. Ti resta impresso, come una cicatrice, sul corpo.
Biglietti a 20 euro + prevendita. Info: 031/270170 e www.teatrosocialecomo.it
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