Cultura e Spettacoli / Cantù - Mariano
Martedì 21 Luglio 2020
Simone Tomassini:
«Ho ritrovato il rock
per ripartire di corsa»
Intervista al cantautore comasco, prossimo al lancio del nuovo singolo “Quante volte ti sei perso” . Il video ufficiale
Il rock è soprattutto un modo di essere, una fonte di stimoli che non si esaurisce mai, magari assume altre forme, compie giri più larghi , ma una volta che è entrato nella tua vita, quando con quelle sensazioni ci cresci e ci nutri la tua vena artistica, non puoi più farne a meno, e prima o poi torna con prepotenza a scorrerti dentro.
È quello che è successo a Simone Tomassini, il cantautore comasco, nato a Vertemate con Minoprio, tornato a percorrere con fierezza le strade del rock con la pubblicazione del singolo inedito, “Quante volte ti sei perso” (prodotto da Cello Label, distribuito da Music Rails - The Orchard, produzione artistica di Simone Bertolotti).
L’artista si porta dietro le indescrivibili sensazioni del tour sudamericano “Argentina on the road”, una serie di date memorabili che , seppur interrotte dal sopraggiungere della pandemia, hanno contribuito in maniera incisiva alla rinnovata voglia di suoni decisi e chitarre di Simone. Ascoltando il nuovo singolo, sembra di percepire la stessa voglia ed intenzione dell’album d’esordio , quello che la portò sul palco del Teatro Ariston.
Da dove nasce questa ritrovata vena rock?
Dopo l’esperienza live in Argentina mi sono reso conto che quello che volevo davvero era tornare a suonare alla vecchia maniera, senza troppi fronzoli e più vicino allo stile con il quale ho cominciato, quello che piace di più alla mia generazione, quello che è esploso dagli anni ’80 in poi. Non mi riconosco più in quello che invece è successo in questi ultimi anni, dove fatichi a ricordarti le canzoni che propongono perchè finiscono con il sembrare tutte uguali, stessi arrangiamenti, stessi suoni. Ho riscoperto me stesso realizzando che in Argentina conoscevano le mie canzoni e le cantavano in coro ai concerti.
Il tour è stato purtroppo interrotto dal sopraggiungere del Covid ma le ha regalato molte emozioni, vuole raccontarcene qualcuna?
È stata un’esperienza fantastica, nonostante l’imprevedibile finale. L’idea è nata grazie a Giuseppe Lioi, un musicista italo argentino leader di una band che si chiama Amaro Lucano, con la quale in Argentina suonava dal vivo alcune mie canzoni. Così è partita una bella collaborazione che ci ha portato ad esibirci anche davanti a 1000 persone, con date a Buenos Aires, a Rosario, a Santa Fè, cassa, rullante, amplificatori accesi e via. Ad accompagnarmi sul palco è stata la sua band che ha imparato a memoria tutte le mie canzoni. Ho visto e sentito nel pubblico una voglia e un entusiasmo che mi ha piacevolmente sorpreso. Peccato per lo stop forzato. Abbiamo fatto 6 date, dovevano essere 11, e lungo la strada il pubblico stava crescendo numericamente. Uscirà un disco live registrato in Argentina durante questa esperienza, e per il video del singolo abbiamo utilizzato immagini riprese da quei concerti.
Quindi è grazie a quell’esperienza che è il rock è tornato con forza nella sua vita?
Non era mai andato via, ma in questo caso ha fatto un rientro a piedi pari. Tornato a casa mi sono ritrovato a scrivere tutti pezzi dal tiro rock classico con rimandi alla musica con la quale mi sono formato. Nonostante il clima esterno parlasse di cose drammatiche, mi sono rifugiato nella musica, e questo ha portato positività e creatività come non la trovavo da tempo nel mio modo di comporre. Peccato per le restrizioni che stanno limitando e condizionando l’attività live, ed è anche difficile immaginarsi cosa succederà nel futuro. Mi piacerebbe almeno rifare il concerto di Vertemate, che ormai era diventato un appuntamento fisso dell’estate. Ci sto ancora lavorando ma non sarà facile.
Di cosa parla il nuovo singolo?
Si corre, si rincorre, si cade e ci si rialza. Si sbatte la testa contro il muro e a volte ci si perde. Quante volte ti sei perso è uno sfogo, un invito a rialzarsi, a non darsi mai per vinti. La vita mi ha insegnato che bisogna cancellare gli errori sulla propria lavagna e ricominciare da zero. Ogni volta. Ogni sacrosanto giorno. Ogni minuto. Ogni secondo. Solo cosi puoi ritrovarti. E riscoprirti. E aiutarti.
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