Sociale, doppio “Sogno”
con Shakespeare-Britten

Settimana teatrale all’insegna del capolavoro del Bardo, in sere alterne, con i grandi registi De Capitani-Bruni

Si prepara un doppio “Sogno” al Teatro Sociale. Ma Schnitzler non c’entra: si tratta, infatti, di uno Shakespeare bis, in prosa (20-22 ottobre) e in lirica, nella versione di Benjamin Britten (21-23 ottobre). Le regie dell’erotico e immaginifico “Sogno di una notte di mezz’estate” produzione Teatrid’thalia portano la firma di Elio De Capitani, regista e fondatore del Teatro dell’Elfo, nonché attore (ha interpretato Berlusconi in “Il Caimano” di Nanni Moretti). Nell’allestimento di Britten, la regia è condivisa con un altro grandissimo compagno di viaggio, il collega Ferdinando Bruni. Lo abbiamo intervistato qualche giorno fa, per l’inserto dedicato alla Stagione Notte del Teatro Sociale.

Il “Sogno” accompagna fin da principio la sua carriera di attore e di regista. Che spettacolo vedremo?

Abbiamo fatto ben tre edizioni del “Sogno” spiega De Capitani, la prima con la regia di Gabriele Salvatores (1981). Nell’estate del 1997 ci fu chiesto di fare un allestimento per l’Arena di Verona. Non avrei mai immaginato che sarebbe stato qualcosa di così gioioso, con una leggerezza che è stata subito apprezzata dal pubblico. L’abbiamo riproposta, stagione dopo stagione, aggiornandola, ad esempio nelle scenografie. Ma non si può sempre metterla in scena… La nostra compagnia ha elementi nel “Sogno” e in altre 18 produzioni, per questo non è sempre possibile allestirla, anche se c’è richiesta.

Se dovesse ridurre la commedia a un carattere, quale sarebbe?

Lo spirito di gioco.

Proporla dopo tanti anni e tante recite, vi diverte ancora?

Ma certo. Perché il “Sogno” è una tale festa per il teatro! Un gioco scenico di corpo e parole, dall’eros potente. E poi la conosciamo a menadito ed è sicuramente uno dei fondamenti del nostro essere insieme, come compagnia. Anche passaggi che sembravano avere poca presa sul pubblico, come la scena dei quattro ragazzi: ci dicevano «tagliatela». Invece noi: «sarà un successo». Così è stato.

L’amore, nel “Sogno”, è prima di tutto trasformazione. Che messaggio consegna Shakespeare?

Bisogna ricordarsi che Shakespeare conosceva il sentimento amoroso come un delirio, una febbre, non privo di sofferenza. L’amore trasforma, questo è il gioco di Oberon, che ci porta all’interno dell’essere umano. Anche Romeo, da innamorato, diventa un altro.

La sera dopo il “Sogno” in prosa, con Ferdinando Bruni porterà in scena la versione lirica della commedia, con musiche di Benjamin Britten. Ci spiega il senso del progetto?

L’idea, un progetto di Opera Lombardia, è davvero qualcosa di nuovo. Quando ci è stato sottoposto, l’abbiamo accolto con interesse, anche per la possibilità di lavorare con il direttore d’orchestra Francesco Ciluffo, giovane e di gran talento. Così ci siamo trovati a lavorare sulla regia a “sei mani”. Britten fa una cosa sorprendente, perché ha lasciato le stesse parole di Shakespeare: questo è anche molto divertente. Escludendo il prologo di Atene, il suo “Sogno” trasmette un’energia suadente e primitiva, che emana dal bosco. In più mette insieme il rispetto per l’arte filodrammatica dei comici e la sensualità strana del “Sogno”. Non troverete, in Britten, lo scatenamento erotico che ci sarà, invece, la sera prima nella versione in prosa. Da noi Oberon è un toro erotico verso Titania. Nella versione lirica si impone, invece, l’immaginario barocco, con unasensualità più sfumata.

Che sorpresa offre l’opera lirica, rispetto alla prosa?

Noi non abbiamo un coro. Britten inserisce un meraviglioso coro di fate e bambini, con quella “cattiveria” infantile che è la “birichineria”.

Alla fine, vi soddisfa l’esperimento di prosa+lirica ?

Se pensiamo che volevamo lasciare da parte per un po’ il “Sogno”, e invece lo abbiamo raddoppiato… sì, siamo tutti euforici. La musica è meravigliosa e la voce dei bambini rende questo capolavoro un sogno assoluto. Un diapason tra parola e musica.

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