Sul lago di Como
la gita di Beckett

In Finale di partita si cita il Lario dove una coppia di personaggi avrebbero rischiato "di annegare dal ridere"

Un capolavoro del teatro mondiale riletto in chiave simbolica lariana. Nel 1957 il grande scrittore irlandese Samuel Beckett scrive in francese e poi traduce direttamente in inglese il testo teatrale Finale di partita. Sulla scena due soli personaggi: Hamm, un anziano signore cieco e incapace di reggersi in piedi, e il suo servo Clov, che al contrario non è capace di sedersi. La loro vita si trascina senza senso apparente in una casetta in riva al mare, nonostante i dialoghi suggeriscano che all’esterno della casa non esista più né mare, né sole, né nuvole. Solo un unico vuoto.

Hamm e Clov, in simbiosi l’uno con l’altro, hanno passato anni a litigare. Lo fanno anche sulla scena immaginata da Beckett. Clov brama continuamente di andarsene, ma non sembra esserne capace. Sullo sfondo, Nagg e Nell, i due vecchissimi genitori di Hamm privi di gambe che vivono nei bidoni della spazzatura. Tutto dentro una stanza spoglia: due finestre molto alte da terra; le tende tirate all’inizio; una porta che dà sulla cucina in cui non entreremo mai, dove si rifugia Clov, quando Hamm non lo chiama con il fischietto. 
I vecchissimi genitori continuano a parlare spazientendo Hamm. Ricordano una storia che si sono detti per la prima volta sul lago di Como il giorno del loro fidanzamento: risero così tanto da rischiare di annegare. Una storia che si sono ripetuti mille volte, quella del sarto a cui era stato commissionato un bel pantalone a righe: tutte le volte che il cliente andava a ritirarlo, il sarto rinviava la consegna perché il lavoro richiedeva altro tempo. Spazientito, il cliente ricorda al sarto che Dio ha creato il mondo in soli sei giorni. Il sarto gli chiede se ha mai guardato bene che schifo di mondo è stato dato agli uomini. Invece i suoi pantaloni sono perfetti: di questi c’è da esserne orgogliosi.

C’è chi sostiene che in Beckett qualsiasi indicazione di luogo sia casuale e che lo scrittore la leghi, per assonanza, alla parola che la precede. Sulla citazione del lago di Como il dibattito si fa più complesso, grazie al libro del teologo Guido Gatti Aspettare Godot? (Ancora, pp. 112, euro 12,50), che intravede una possibile luce oltre il nichilismo nei drammi dello scrittore irlandese. Per Gatti in Finale di partita «la morte del mondo esteriore fa da cornice all’asfissia morale di questo singolare personaggio e di quei ruderi umani che gli stanno intorno. La miseria interiore si proietta al di fuori dell’uomo, come un contagio che appesta il mondo, diventa lebbra dell’universo». Il teologo cita il pezzo in cui i vecchi genitori ricordano il fidanzamento sul lago di Como, commentando «il loro dialogo va avanti sulla vena del rimpianto di un passato lontanissimo, quasi incredibile».
Osa di più l’attore e regista Franco Branciaroli, tra i più importanti del teatro italiano di oggi, nell’intervista che fa postfazione al libro, dove mette in discussione la tesi della casualità nella citazione del lago di Como. Qui Beckett, per Branciaroli, non nomina a caso, anzi investe quella citazione di valori simbolici. La sua interpretazione è importante, perché il regista-attore Finale di partita lo ha messo in scena: il suo studio è assai approfondito. Branciaroli fa l’esempio del lago di Como per dimostrare che in Beckett ci sono «degli indizi che possono far pensare a un senso. Ma bisogna stare attenti, perché Beckett trae in inganno».

Sulla gita lacustre Branciaroli si pone una serie di domande: «I genitori di Hamm parlano di una gita sul lago di Como fatta su una barca ad aprile, il giorno dopo che si erano fidanzati. Como citato da Beckett? Che c’entra, nessuno l’ha scritto mai, non è Garda, è Como, un irlandese come fa a conoscere Como? Che significa?»
A cui dà risposte plausibili e decisamente interessanti: «Se si considera che Beckett si è laureato in letteratura francese e italiana, e che uno dei suoi primi libri racconta che andava a ripetizioni d’italiano da una professoressa italiana in Italia e doveva studiare I Promessi Sposi, si capisce che i due nel bidone sono un’orrenda trasfigurazione di Renzo e Lucia distrutti e senza gambe». Branciaroli azzarda: «Non solo Renzo e Lucia: ad aprile sul lago di Como sono comparsi altri due mostruosi Renzo e Lucia. In quel mese, su quel lago, hanno ammazzato Mussolini e la Petacci, che a loro volta fanno una coppia».
Fulvio Panzeri

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