Testa, cuore e talento:
Fatoumata Diawara per Como

Martedì a Villa Olmo doppio concerto per il Festival “Como città della musica”

La nostra città l’ha conosciuta proprio grazie al Festival “Como città della musica”, nel 2011, ma la nostra città è anche la sua città, perché Fatoumata Diawara ci vive da molti anni.

Ma non è scontato ritrovarla ospite della stessa manifestazione, che la vedrà protagonista di un doppio concerto, alle 19 e alle 21, martedì prossimo, 30 giugno, a Villa del Grumello per questa edizione della manifestazione condizionata dal Covid. Non lo è perché in questi due lustri è passata dall’essere una “newcomer”, una promessa della musica africana, con un album in uscita e un gran parlare della sua bravura, a essere una certezza, una star internazionale chiamata a collaborare da musicisti celebri come il grande jazzista Herbie Hancock, Jovanotti, che l’ha fortemente voluta per il suo “Jova beach party” o il leader dei Blur Damon Albarn, che dopo averla invitata a cantare in uno dei suoi numerosi progetti - Rocket Juice & The Moon – le ha chiesto di partecipare anche al nuovo album dei Gorillaz, semplicemente una delle band più importanti della scena contemporanea.

E per il video, l’artista britannico è arrivato sul Lario: «Avevo partorito da due settimane – racconta l’artista – e così gli ho detto “Se mi vuoi, devi venire qui!”. Naturalmente non è stato difficile convincerlo: adora Como e siamo andati in giro per il lago, siamo saliti a Brunate. È stato molto bello». Una musica differente da quella a cui ci ha abituati, sicuramente più pop: «In questi casi divento un’interprete, come se stessi recitando in un film. È molto divertente e anche istruttivo dal punto di vista musicale».

In Mali, racconta, non ascoltava rock, «totalmente circondata dalla nostra musica tradizionale, che è così ricca». Ha imparato da sola a suonare la chitarra, con uno stile unico, e ha dovuto lottare per la sua carriera: «Con la mia famiglia, con le tradizioni, con tutti».

Nel film “Timbuktu”, capolavoro di Abderrahmane Sissako, interpreta proprio il ruolo di una cantante che viene osteggiata. Lei, nella realtà, è riuscita ad affermarsi con grande determinazione. Forse anche per questo i temi dei suoi brani non sono mai semplici: «Penso che gli artisti abbiano una grande responsabilità, per questo mi sembra riduttivo cantare solo l’amore, come fanno in tanti. Ci sono tanti temi differenti di cui bisogna parlare. Purtroppo pochi lo fanno: per avere successo si affrontano sempre temi semplici, banali, anche un po’ stupidi».

E ha ragione, ce n’è bisogno se è vero che, quasi sessant’anni fa, erano le canzoni ad accompagnare la prima marcia “per il lavoro e la libertà” a Washington, guidata da Martin Luther King. Oggi siamo, purtroppo, ancora in un’era in cui dobbiamo ricordare che #blacklivesmatter.

«Spero che l’umanità migliori rispetto a oggi – dice – Dove stiamo andando? In realtà stiamo tutti andando verso la morte, e allora perché non andarci in pace? Perché non vivere con gioia, facendo qualcosa di buono senza badare ai colori, amando le diversità che popolano il nostro pianeta» e lo sguardo si rivolge ai suoi due bellissimi bambini, che giocano vicino a lei, pensando al loro futuro. I posti sono esauriti, ma potrebbero esserci nuove disponibilità nel giorno del concerto. Per aggiornamenti, il sito del teatro.

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