Turandot al Sociale
"Prima" nel segno di Puccini

Il 3 ottobre, la celebre opera lasciata incompiuta dal compositore toscano, apre la stagione lirica del teatro comasco

Tocca a "Turandot", ultima e incompiuta opera di Puccini, aprire la stagione lirica del Sociale. Nel 150° anniversario dalla nascita di Puccini, il finale é quello ricostruito da Franco Alfano, ancora valido, creato sugli appunti del Maestro. Presenza rassicurante sul podio Pietro Mianiti, già apprezzato a Como. La regia di Hiroki Ihara che lavora stabilmente tra Italia e Giappone. Le coreografie e i costumi sono di Sakon Asuka, le scene di Antonio Mastromattei. Luci di Harumi Haranaka; Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, Coro As.Li.Co. diretto da Alfonso Caiani, Coro di voci bianche di Opera domani diretto da Dario Grandini.
La prima di Turandot fu postuma, il 25 marzo 1926, alla Scala, con la direzione di Arturo Toscanini che, arrivato dove Puccini lasciò, fermò l’esecuzione dicendo «Qui il Maestro è morto» e depose la bacchetta. Giuseppe Adami e Renato Simoni ricavarono il libretto, in tre atti e cinque quadri, dall’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi. In questo ultimo lavoro di Puccini proiettato nel fiabesco, troviamo una scrittura armonica elaborata, l’uso finissimo di un vario strumentale. Si alternano grandiosi squarci scenico-corali e miniature cameristiche che usano forme linguistiche aggiornatissime sui più avanzati modelli europei (non di rado si rimanda l’analisi di questo estremo linguaggio all’uso della scala pentafonica e agli influssi dello “sprechgesang” schoenberghiano del "Pierrot lunaire").
Per Puccini quest’opera avrebbe dovuto segnare l’avvio di un rinnovamento del teatro in musica. L’unico elemento che si differenzia da Gozzi è la figura della schiava Liù che appartiene alla schiera delle infelici eroine pucciniane. Ma ecco la vicenda.

ATTO PRIMO

In Cina. Per vendicare un’ava violata da un tartaro, la principessa Turandot ha giurato di sposare chi scioglierà tre enigmi. Chi fallisce verrà decapitato. Fra la folla sono Timur, vecchio re in esilio, accompagnato dalla schiava Liù. In tale occasione incontra il figlio Calaf, dopo anni di separazione, ma la gioia è di breve durata. Calaf vede Turandot, se ne invaghisce e tenta la sorte. A nulla valgono le preghiere di Timur e di Liù, innamorata segretamente di Calaf. Sicchè il principe suona il gong per annunciare che sarà il prossimo concorrente.

ATTO SECONDO

Tre ministri esprimono la loro malinconia per il sangue che scorre nel loro paese: presentano Calaf a Turandot, che tenta di dissuaderlo. Turandot propone i tre enigmi che Calaf risolve. Calaf le propone un nuovo enigma: scoprire il proprio nome prima dell’alba. Se Turandot ci riuscirà, Calaf sarà disposto a morire come chi l’ha preceduto.

ATTO TERZO

I ministri cercano di corromperlo. Inutilmente. Qui termina la musica di Puccini, ma il libretto prosegue con il bacio che Calaf carpisce a Turandot la quale sembra disposta a cedergli. È quasi l’alba e il principe ignoto svela all’algida Turandot il proprio nome in dono. Davanti alla corte la principessa annuncia di conoscere il nome dell’ignoto pretendente: è «Amore». Personaggi e interpreti: Elena Lo Forte (Turandot): Calaf (Francesco Anile-Je Eung Park); Loredana Arcuri (Liù); Enesto Morillo (Timur); Fernando Cordeiro Opa (Altoum) . Leonardo Galeazzi (Ping); Enea Scala ( Pang); Mert Sungu (Pong); Giuseppe Pizzicao (Mandarino). Infotel. 031 /70170.

Maria Terraneo Fonticoli

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