Un comasco nel musical
«Ecco la mia Chorus Line»

Riccardo Sinisi, classe 1992, ha un ruolo da protagonista nel musical di Michael Bennet fino a metà aprile al Nazionale di Milano

Capita di vederlo in tv nei passaggi pubblicitari di un noto antidolorifico, ma la febbre incurabile per Riccardo Sinisi, comasco, classe 1992, è quella da musical. In questi ultimi mesi è stato in tournée con “Grease”, “Un americano a Parigi” e ora è tra i protagonisti di “A Chorus Line”, in scena alteatro Nazionale di Milanofino a metà aprile (biglietti da 26 a 69 euro su Ticketone). Si tratta di una nuova edizione del celebre titolo di Michael Bennett che vede alla regia Chiara Noschese.

Riccardo, cosa ci dobbiamo aspettare da questa versione di un classico del musical datato 1975, cavallo di battaglia della Compagnia della Rancia con cui hai studiato e lavorato?

Saverio Marconi ha portato “Chorus” in Italia ed ha contribuito alla diffusione del re dei musical nel nostro Paese. Ora Stage Entertainment lo rimette in scena con un allestimento nuovo e mozzafiato. La regia di Chiara Noschese è dinamica e sincera, le coreografie originali, riprodotte da Fabrizio Angelini, sono dei pilastri della storia della danza. La trama è semplice, ma al contempo arriva dritta al cuore.

Qui non c’è un vero protagonista, tu chi interpreti?

Il mio ruolo è davvero bellissimo, sono Paul San Marco, un ragazzo portoricano molto chiuso, timido, che ha subito dei traumi importanti. La bellezza di “A Chorus Line” per un attore è che ti mette a nudo e ti fa scoprire moltissime cose. Questo è un ruolo drammatico storico nel teatro musicale, molto recitato, infatti devo sostenere un mega monologo di più di dieci minuti!

In questo musical c’è un po’ di “Fame” a cui hai lavorato anni fa?

“Fame” è diverso, parla di studenti che voglio diventare professionisti del mondo dello spettacolo, in “Chorus” si parla di professionisti che invece affrontano le difficoltà che questo mestiere comporta. Sul palco un gruppo di ballerini pieni di speranza si presenta a un provino, sono tutti pronti a farsi giudicare dal regista Zach per avere un ruolo di linea nello spettacolo di prossima produzione, raccontandosi e condividendo con lui le loro storie. È un’opera di teatro nel teatro.

Talento, ambizione e fatica: in che ordine queste doti portano al successo?

Non conosco la ricetta giusta, per ognuno è diversa, per me sicuramente è stata: talento, fatica e ambizione, in questo ordine.

Da che ti sei innamorato del musical, durante una vacanza studio a Londra, non l’hai più mollato, passando dalla drag queen di “Priscilla” all’apostolo Pietro in “Jesus Christ Superstar” a tanti altri ruoli. Perché?

Il mio lavoro mi rende felice, mi diverto mentre lavoro e cosa posso chiedere di più? Calco tutto l’anno i migliori e più importanti palcoscenici d’Italia, direi che il mio sogno da bambino si sia realizzato, ma la vera sfida è fare in modo che il sogno non finisca mai. Il mio lavoro mi fa sentire vivo e non potrei mai farne a meno.

Non hai voglia di esperienze nuove, diverse?

Certo, mi piacerebbe moltissimo fare qualche spettacolo di prosa, oppure lavorare nel cinema o nella televisione, ma questo non a discapito del teatro. Il mio mondo è molto ampio e voglio esplorarlo tutto.

Quanto devi agli inizi al Teatro Sociale di Como, se sei arrivato sin qui?

A Como ho capito cosa volevo fare nella vita, ho mosso i miei primi passi di danza, cantato le mie prime note, detto le mie prime battute. Non posso far altro che ringraziare la mia prima insegnante di danza, Arianna Bracciali del Teatro Sociale. Senza di lei non sarei chi sono.

In tempi di crisi, duri per tutti, la vita dell’attore lo è ancora di più?

Il teatro è in crescita, ma sicuramente anche in crisi. Il pubblico può cambiare le cose investendo nella cultura.

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