Cultura e Spettacoli
Sabato 13 Dicembre 2008
Un tesoro romano
anche un po' comasco
Da Londra a Roma il vasellame di Arcisate (Va), appartenuto alla famiglia di Titus Utius, ivi giunta durante la colonizzazione di Como
Oggi il Tesoro di Arcisate (Varese) è al British Museum: che però acquistò questi cinque pezzi di vasellame d’argento di età cesariana da un mercante ungherese, nel 1900. Strano? No, se si pensa che la Lombardia, come l’Ungheria, fecero parte dell’Impero austro-ungarico sino al 1870. Tale servizio da vino romano è esposto nella mostra «Giulio Cesare. L’uomo, le imprese, il mito», aperta nel Chiostro del Bramante in Santa Maria della Pace a Roma sino al 3 maggio. La figura di Cesare rivive in opere sia ben note. Oltre che nei quadri in mostra dal Rinascimento all’Ottocento sul suo mito, Cesare è qui simboleggiato nelle imprese politico-militari, la conquista d’Egitto completata da Ottaviano e quella delle Gallie, esemplare per rapidità e successo dell’azione. A questa si deve, in una zona di confine tra Italia e le terre galliche come Arcisate, la fuga e il seppellimento a scopo protettivo del tesoro d’argento della famiglia di Titus Utius, ivi giunta durante la colonizzazione di Como, il cui nome figura sotto la brocca in argento, che con la coppa, il versatolo, il mestolo, il colino e la spatola per il vino (che si serviva misto a miele, miscelato e scolato), presenta una modellazione curata ma semplice, in linea con la cultura spartana dell’età cesariana e augustèa iniziale, opposta a quella imperiale successiva. La fuga della famiglia romana di Arcisate non fu coronata da successo ed il tesoro non fu più disseppellito. Né tornò in patria. Fino ad oggi.
Paola Pariset
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