Vitali: «Regalo ai lettori
una favola cucita con il tempo»

Lo scrittore parla del racconto natalizio inedito che “La Provincia” regala ai lettori sul quotidiano in edicola la Vigilia di Natale

Un regalo di Natale fatto prima di tutto a se stesso e poi, naturalmente a La Provincia, con cui, negli anni ha costruito un rapporto speciale e ai lettori, affinchè, nella festa, riscoprano anche il fascino della lettura condivisa. Ecco “Il tempo nelle favole”, il racconto inedito scritto da Andrea Vitali per il nostro giornale. Comparirà nell’edizione della Vigilia di Natale, in un inserto estraibile. Per anticipare qualche “chicca” a proposito della bella fiaba inventata per l’occasione dallo scrittore di Bellano, abbiamo interpellato proprio lui che, con la gentilezza e la disponibilità consuete, racconta (senza rovinare la sorpresa) la genesi di “Il tempo nelle favole”.

Vitali, “ingolosiamo” i lettori, svelando che il suo racconto somiglia ad una matassa di tanti fili colorati, visto che presenta, in uno spazio breve, tante linee narrative, molto diverse tra loro…

È vero. Direi che, nella lettura di questo racconto si possono cogliere due ordini di suggestioni diverse, ma ugualmente importanti. La prima e più forte, naturalmente, è quella legata alla festa, una storia che si lega alla grande tradizione delle narrazioni natalizie. L’altra è riferita alle suggestione che mi procurano i testi classici.

Per esempio?

Di recente, ho riletto il “Prometeo incatenato” di Eschilo, e sono stato colpito da quanto, facendo salve le differenze dovute ad una scrittura tanto remota nel tempo, i contenuti siano assolutamente contemporanei, di una modernità sorprendente.

Già nel titolo, si può notare che la categoria del “tempo” è assolutamente centrale nel racconto. Perché questa scelta?

Mi è piaciuto giocare con le lancette dell’orologio, diciamo così, mostrando che, in fondo, la misurazione del tempo è un atto umano, una convenzione che non inficia in alcun modo i ritmi naturali del tempo. In questa chiave, possiamo comprendere il piccolo stratagemma della protagonista della storia, che, con un gesto piccolo e apparentemente banale, provocherà un effetto “a valanga”.

C’è da dire che è proprio tipico degli scrittori giocare con il tempo e deformarlo per metterlo al servizio del racconto. C’è qualche modello letterario a cui si è ispirato particolarmente?

In questa specifica occasione, non ho pensato ad autori particolari. Devo dire però che il racconto potrebbe essere un omaggio ad una certa produzione di Jorge Luis Borges. Mi viene in mente il piccolo racconto “I due re, i due labirinti”, in cui, accanto ad un labirinto classico, lo scrittore ne descrive uno insospettabile e ancora più spaventoso: il deserto.

Giusto per rassicurare i lettori, diciamo che, nel suo racconto, non c’è nulla di spaventoso, ma certamente, questo riferimento al tempo crea una eco di “mistero, che richiama il “realismo magico” del comasco Bontempelli…

Sì, è un paragone davvero perfetto. Il racconto prende profondità e si carica di significati nuovi che colorano la realtà quotidiana descritta nel racconto.

A suo parere, qual è il lettore ideale di “Il tempo nelle favole”?

Mi viene da pensare a due livelli di lettura: uno più analitico, del lettore adulto che sa ( o crede di sapere) come vanno le cose, e dall’altro, il livello più ingenuo e candido del bambino che crede nella fiaba. Mi piace pensare che i due approcci possano fondersi insieme e che chi acquisterà l’edizione della Provincia della Vigilia, possa riscoprire la lettura condivisa, che unisce adulti e bambini.

Crede che un giornale quotidiano debba coltivare questa pratica di pubblicare i racconti?

Mi pare una bella abitudine. Apprezzo molto, ad esempio, l’operazione del Domenicale del Sole 24 Ore, che pubblica settimanalmente un racconto. È un’occasione di conoscenza e un modo per ritrovare il fascino della domenica e della lettura rilassata.

Che cosa significa per un romanziere scrivere un racconto?

È uno sforzo molto più arduo ma porta anche maggiori soddisfazioni. Se nel romanzo si può largheggiare in descrizioni e aggettivi, qui bisogna ridurre con sapienza. È una bella sfida che mi diverte e mi dà molta gioia.

Sara Cerrato

© RIPRODUZIONE RISERVATA