Cercansi medici di base
“Scoperti” 13mila pazienti

Da Mariano Comense a Laglio passando per il capoluogo - Aumentano i Comuni rimasti senza. E i bandi provvisori non aiutano

Mancano medici di famiglia, l’Ats Insubria ha pubblicato un avviso per assistere provvisoriamente 13.500 pazienti comaschi rimasti senza dottore.

Dalle ultime rilevazioni, in provincia di Como gli ambiti carenti, i Comuni e le aree rimaste senza medico di medicina generale, sono una settantina, circa un quinto del totale.

Non trovando nuovi medici da nominare in maniera definitiva occorre spesso bandire i posti vuoti rimasti negli ambulatori con incarichi provvisori e sostituzioni. E così adesso, con decorrenza immediata, c’è bisogno di un medico a Mariano Comense per 1200 pazienti, un sostituto a Laglio per 500 cittadini, dal prossimo mese aspettano un dottore in 1600 a Binago o in 1550 tra Figino e Novedrate. L’elenco è lungo e coinvolge 13.500 cittadini.

Bandi provvisori a parte è da tempo in forte difficoltà l’alto lago, ma mancano medici anche nella cintura di Como. Nel capoluogo molti dottori seguono ormai 1750 pazienti, quando il rapporto giudicato ottimale è fermo a 1300 persone per ogni medico di famiglia.

Anche 51 sindaci comaschi hanno sottolineato il problema prendendo carta e penna e scrivendo all’Ats Insubria. Se non si trova una soluzione, scrivono, «si genererà un problema potenzialmente devastante». Capita perfino ai primi cittadini di rimanere senza medico condotto, basta chiedere a Fino Mornasco.

Quel che è peggio è che anche una volta trovato un sostituto, un medico provvisorio magari giovane, l’incarico spesso dura solo pochi mesi. Perché i neo dottori trovano di meglio, perché gli specializzandi ambiscono a posizioni diverse o perché a volte torna il medico titolare salvo rinunciare ancora appena scattato l’insediamento.

«Un giovane laureato per diventare medico di famiglia deve fare una sorta di specializzazione triennale – spiega Massimo Monti , segretario a Como della Federazione italiana medici di medicina generale – purtroppo la nostra professione è sempre meno ambita».

«Le nuove leve - prosegue Monti - non sono sufficienti a colmare il vuoto lasciato dai pensionati. La paga sembra buona, ma da liberi professionisti dobbiamo sostenere molte spese. Difficilmente riusciamo ad assumere del personale di supporto pur cercando di fare squadra nella medicina di gruppo. E poi gli ultimi due anni sono stati difficili. In questi giorni in particolare il carico di lavoro burocratico sta diventando insostenibile».

Tra tamponi, fine isolamento, Green pass e pratiche a cui l’Ats non tiene testa, oltre alle richieste crescenti da parte della cittadinanza sempre più disorientata.

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