Diploma falso per un lavoro
Otto bidelli indagati

La procura mette sotto accusa ex dipendenti che hanno prestato servizio in diverse scuole comasche

Como

C’è chi, pur di potersi iscrivere nelle graduatorie per strappare un contratto come personale addetto al settore amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola ha presentato un diploma di operatore dei servizi sociali, chi di operatore di servizi della ristorazione. Carte solo apparentemente reali, in realtà prefabbricate ad arte in cambio di un compenso che poteva raggiungere anche i 3mila euro. Uno scandalo a livello nazionale che ha investito anche la nostra provincia dove otto ex bidelli in servizio in diverse scuole cittadine e provinciali sono stati formalmente indagati per falso e truffa.

La Procura di Como - il pubblico ministero titolare del fascicolo è Mariano Fadda - ha chiuso l’indagine sulle carte false utilizzate da otto persone per poter lavorare nelle scuole comasche. Un’indagine figlia di un filone nato al Sud, a Vallo della Lucania (Salerno) più precisamente, ormai due anni fa, dove i carabinieri avevano portato alla luce un vero e proprio diplomificio capace di sfornare falsi titoli di studio per centinaia di persone, tutte - nel corso degli anni - finite sotto indagine e radiate dalle scuole italiane.

L’indagine

Il giro del fumo è presto detto: per riuscire a guadagnare un punteggio valido per poter avanzare di graduatoria e sperare in un contratto, ancorché a termine, come personale Ata nel mondo dell’istruzione, aiuta avere un qualche titolo di studio. Ed è proprio grazie a questo, ovvero a diplomi professionali rilasciati senza aver mai sostenuto un esame o un corso, ma soltanto dietro al pagamento di una prebenda, che le otto persone ora finite sotto inchiesta sarebbero riuscite a lavorare per anni nelle scuole del Comasco.

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