Folla ai funerali del sub morto a Nesso
«Fatale la sua passione forte e genuina»

Familiari, dipendenti, autorità e tanti amici hanno gremito la chiesa di Sant’Andrea a Veleso. Il parroco ha ricordato l’incidente del 5 agosto: «Per lui doveva essere una giornata di festa»

Quando la bara di Ettore Salvadè , il sub morto a 47 anni durante un’immersione a Nesso, è giunta sul sagrato della chiesa di Sant’Andrea, parrocchiale della piccola Erno frazione di Veleso, la lieve pioggerella autunnale che aveva iniziato a scendere dal cielo da alcuni minuti si è fermata all’improvviso, come a rispettare la cerimonia che stava per svolgersi.

La chiesa, piccola ma sufficientemente ampia per la manciata di abitanti che compone Erno, era stracolma di fedeli da oltre un’ora, giunti a Sant’Andrea fin dall’inizio della mattinata, e molti hanno seguito la cerimonia, mesta ma molto sentita, sul sagrato.

In prima fila i familiari, con la moglie di Salvadè ed i tre figli, gli Alpini del locale gruppo, uno dei più antichi d’Italia, i Volontari del Soccorso di Veleso, una delle molte associazioni cui lo sfortunato imprenditore, morto domenica 5 agosto nelle acque del lago, a Nesso, mentre si trovava in immersione con un amico, era vicino.

E, poi, i soci della Scuola subacquea di Como, colpiti dalla tragica notizia ed ancora increduli per la scomparsa dell’amico di tante immersioni, i lavoratori della Tacchi, la storica ditta di telerie metalliche, autentico vanto della piccola di Erno, che in Ettore aveva una guida “saggia e giusta”, come riconosciuto a mezza voce da più di un dipendente.

Infine, ma non certo per ultime, le autorità: gli ex sindaci di Veleso, Daniele Galimberti e Egidio Binda, la consigliere di maggioranza al Comune velesino Anna Cerrato, il sindaco di Nesso, Massimo Morini, i carabinieri della stazione di Pognana con il maresciallo Amedeo Truzzi.

Il sentito ricordo di don Claudio Monti è stato colto dai presenti con un triste assenso, reso ancor più doloroso da quanti (ed in chiesa erano davvero in molti) hanno vissuto in prima persona quella tragica mattina di domenica 5 agosto, un giorno che per Ettore e per l’amico che era con lui doveva essere di festa grazie alla ennesima immersione nelle acque del suo lago.

Ed invece, per la fatalità che spesso attraversa la strada delle persone, si è trasformato in una tragedia. «Quella del 5 agosto era una bella e calda domenica – ha detto don Claudio – che invogliava al riposo o, al massimo, alle passeggiate nei nostri stupendi luoghi». E ha proseguito: «Quella domenica, Ettore aveva deciso insieme al suo amico Claudio di scendere a Nesso per ammirare il lago da un inconsueto punto di vista: voleva ammirare il lago da sotto, con una di quelle immersioni che tanto gli piacevano, per vedere qualcosa di veramente bello e provare quella ammirazione e quello stupore che solo le emozioni forti e genuine possono trasmettere».

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