Cronaca / Lago e valli
Venerdì 17 Giugno 2016
Foto di Clooney e della Canalis
Processo per gli scatti di Laglio
Prima udienza a Milano nel processo per il tentativo di vendita a “Chi” delle foto scattate durante una festa di compleanno nel 2010
Si trattava «di foto strepitose, posatissime», la base di «uno scoop incredibile che avrei voluto certamente fare», ma quegli scatti in un’abitazione privata «non erano stati autorizzati». Lo ha spiegato il direttore del settimanale Mondadori Chi Alfonso Signorini, rispondendo alle domande come testimone degli avvocati della parte civile Elisabetta Canalis nell’ambito del processo, che si svolge al Tribunale di Milano, nei confronti dei blogger Gianluca Neri e Selvaggia Lucarelli e della giornalista Guia Soncini, imputati, a vario titolo, di concorso in intercettazione abusiva, detenzione e diffusione abusiva di codici d’accesso.
Il procedimento nasce dalla denuncia di sottrazione di un set di 191 foto, scattate nel 2010 a Villa Oleandra sul lago di Como per i 32 anni di Elisabetta Canalis (festa alla quale era presente anche l’ex fidanzato George Clooney), presentata da Felice Rusconi, marito della showgirl Federica Fontana. Foto che sarebbero state sottratte in modo fraudolento, secondo l’accusa sostenuta dalla pm Grazia Colacicco, per tentare di essere poi rivendute al settimanale Chi.
«Il nostro collaboratore Gabriele Parpiglia e Selvaggia Lucarelli sono venuti a casa mia a presentarmi le foto», ha raccontato Signorini. «Gli scatti erano strepitosi e la Lucarelli mi disse che venivano da un’amica di Elisabetta Canalis», ha continuato il direttore. Il giorno dopo, «ho detto all’allora ad di Mondadori Maurizio Costa e al direttore editoriale Ninì Briglia di avere la possibilità di fare uno scoop incredibile con George Clooney e la Canalis e ho avvertito l’ufficio legale, che mi ha consigliato di sentire Elisabetta per ringraziala. Ma lei - ha aggiunto Signorini - mi ha detto che quelle foto non erano state autorizzate, che le aveva un ristretto numero di persone e che non c’era nessun consenso a utilizzarle». In quel momento l’affare, ha concluso il teste, «che partiva da una richiesta di 100mila euro fatta ai miei collaboratori dall’agente fotografico Giuseppe Carriere», che aveva portato le foto a Segrate e che stava gestendo la trattativa, è saltato. Il processo è stato aggiornato al 4 luglio.
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