Grandola, in 400 per Mattia
L’addio e le lacrime di don Aldo

La bara del giovane di 20 morto nell’incidente di Acquaseria portata a spalle dagli amici

Ci sono molti motivi per raccontare e ricordare il pomeriggio di sabato 5 giugno di lacrime e preghiere al campo sportivo del paese, dove in più di 400 (tra cui tantissimi giovani, seduta a terra dietro il feretro, su cui molti di loro hanno voluto vergare un ricordo) hanno salutato Mattia Pretti, il Matty come solevano chiamarlo, 20 anni, morto martedì notte ad Acquaseria (San Siro) in un tragico schianto lungo la Regina. Ma questi ragazzi - che hanno dimostrato grande temperamento - hanno fatto molto di più, portando a spalla la bara non solo dall’ingresso del campo sportivo verso una delle due porte, davanti alla quale si è svolto il rito funebre, ma anche dal campo al piccolo cimitero della frazione di Cardano, dove dal tardo pomeriggio di ieri Mattia Pretti riposa. Con lo sguardo non hanno mai perso di vista un solo attimo papà Massimo, mamma Rita, il fratello gemello Filippo (mano nella mano durante la cerimonia) e con loro nonna Josee i parenti che - seduti a semicerchio - hanno circondato d’amore per un’ultima volta la bara, con due distinti mazzi di palloncini bianchi a simboleggiare il candore ed il legame con il cielo.

Lacrime si diceva poc’anzi, come quelle versate da don Aldo Milani - padrino di battesimo di Mattia - durante un’omelia di rara intensità (al suo fianco il parroco di Grandola, fra Guido Locatelli). «A volte noi uomini attribuiamo queste cose a Dio, ma Dio è il Dio della vita, non il Dio della Morte - l’incipit dell’omelia - Questo nostro essere qui è l’umano nostro grido per non staccarci da te. La nostra presenza silenziosa vuole essere una carezza al cuore di mamma Rita e papà Massimo, a quello di tuo fratello Filippo, della nonna Jose e di tutti i tuoi cari. Penso che la perdita di un figlio è l’evento più doloroso che un essere umano possa sperimentare». Poi il passaggio forse più toccante dell’intero pomeriggio, sempre dalla voce di don Aldo Milani: «Caro Mattia ti ho battezzato inserendoti nella chiesa, ti ho fatto la prima comunione, oggi ti accompagno in questo giorno di tristezza e ti presento al Dio della vita. Cosa che non avrei mai pensato di fare. Pur nella sofferenza di questo momento voglio ricordarti così, sorridente e accogliente». Don Aldo Milani e fra Guido Locatelli hanno ricordato nella preghiera anche Giacomo e Mykhaylo (Michele per gli amici), gli altri due ragazzi coinvolti nel tragico incidente: «Per loro recitiamo due Ave Maria, affinché possano tornare presto in salute». Mykhaylo, che era alla guida del Bmw 320, è ricoverato all’ospedale di Gravedona, Giacomo Tentardini all’ospedale di Circolo di Varese, dove ieri i sanitari lo hanno estubato (lo ha confermato il sindaco di Menaggio e cognato di Giacomo, Michele Spaggiari, presente all’ultimo saluto di Mattia) ed ha potuto così salutare mamma e papà. La prossima settimana è fissato l’intervento alle caviglie. Giacomo e Mattia erano cugini. Quello di ieri è stato un abbraccio profondo a un ragazzo solare. Grandola - con il sindaco Giancarlo Zanfantie l’amministrazione comunale - si è fermata. E anche il cielo che minacciava pioggia ha deciso di aspettare, lasciando che i nuvoloni neri volteggiassero sopra il paese senza versare una sola goccia d’acqua.

(Marco Palumbo)

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