Cronaca / Lago e valli
Mercoledì 19 Ottobre 2022
Partita (in ritardo) la caccia al cervo. In due giorni già trenta animali abbattuti
Tremezzina Sono 120 le persone abilitate alla selezione nel comprensorio Prealpi Comasche. Il via libera con oltre due mesi di ritardo. Il presidente: «Chiederemo la proroga alla Regione»
È iniziata con il piede giusto la stagione venatoria legata alla caccia di selezione al cervo, con 120 cacciatori abilitati nel comprensorio delle Prealpi Comasche. Nelle prime due giornate, sono stati abbattuti 30 capi, con la zona tra Tremezzina e Porlezzese che l’ha fatta da padrone. Il tutto dopo le polemiche per il mancato avallo del piano di abbattimenti da parte di Ispra con il via alle carabine slittato al 15 ottobre, cioè a sabato scorso. Il dato sui primi abbattimenti dà l’esatta dimensione di quanta pressione la popolazione di cervi stia portando ai territori tra lago e valli adiacenti, con numerosi episodi (raccontati più volte dal nostro giornale, l’ultima la scorsa settimana) di investimenti sulla Regina o lungo le provinciali, ma anche di capi rimasti infilzati in recinzioni o impigliati in reti a protezione di orti e terreni privati.
A tracciare il bilancio di queste prime due giornate di caccia (la terza è in calendario domani) è il presidente del Comprensorio delle Prealpi Comasche, Livio De Angeli: «Il dato è di rilievo, anche se ci aspetta davvero una corsa contro il tempo per arrivare ad abbattere i 420 capi previsti dal piano approvato da Ispra, circa 50 in più dello scorso anno. Aver iniziato la caccia di selezione solo il 15 ottobre, rispetto all’iniziale data del 1° agosto (con di mezzo la pausa per il “bramito”. ndr) è sicuramente penalizzante. Per questo, è nostra intenzione chiedere a Regione Lombardia la possibilità di prolungare la caccia al cervo sino a fine gennaio anziché sino a fine anno».
«Lo scorso anno abbiamo raggiunto il 93% del piano di abbattimenti per il cervo. Difficilmente arriveremo a questo dato»
Un problema noto da tempo. «Di fatto stiamo intervenendo su un’emergenza reale e dai connotati sempre più preoccupanti. Ricordo l’articolo de “La Provincia” in cui avete documentato l’impatto tra un cervo e un bus di linea, fortunatamente senza conseguenze. Noi siamo pronti a fare la nostra parte». E’ evidente che il tema sia di stretta attualità e il nuovo braccio di ferro con Ispra - che ha consentito inizialmente solo l’abbattimento dei fusoni (ovvero dei maschi di un anno), facendo deporre anche ai cacciatori abilitati a questi abbattimenti le carabine - ha sicuramente acuito il problema.
«Lo scorso anno abbiamo raggiunto il 93% del piano di abbattimenti per il cervo - la chiosa di Livio De Angeli - Difficilmente arriveremo a questo dato. Da qui la richiesta di un intervento diretto di Regione Lombardia. Richiesta che sin d’ora giriamo ai nostri rappresentanti politici sul territorio». L’altro fronte aperto è quello degli abbattimenti dei cinghiali, problema altrettanto conosciuto ed altrettanto preoccupante. E anche qui i dati forniti dal Comprensorio di Caccia delle Prealpi Comasche - che, lo ricordiamo, copre 18 mila ettari di territorio - ben fotografano anche questa seconda emergenza.
I capi abbattuti sin qui sono stati 571 su un piano complessivo di 800, cui si aggiungono - per riportare le parole del presidente del Comprensorio delle Prealpi Comasche - 62 feti. Lo scorso anno, i capi abbattuti erano stati 650. Dunque con la caccia iniziata il 9 aprile e aperta sino a fine gennaio, è assai probabile che il primato del 2021 venga superato di slancio.
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