Cronaca / Lago e valli
Giovedì 25 Giugno 2020
Teschio nel giardino
Risolto dopo 2 anni
il “cold case” del lago
Griante: era stato trovato nella villa di due tedeschj Il lavoro dei Ris ha permesso di dare un nome ai resti
Ossa umane spuntate nel giardino di una villa. Un cold case in piena regola, con tutto il corollario del romanzo giallo.
A distanza di quasi due anni dal ritrovamento, i carabinieri di Tremezzina - in stretta collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile di Menaggio - hanno chiuso il cerchio grazie a minuziose indagini, risolvendo il “giallo” delle ossa di Griante e contribuendo così in maniera importante a dare degna sepoltura ad un cinquantunenne residente nella Bassa Comasca che mancava all’appello dal 2012.
L’uomo, che era seguito con grande attenzione giorno dopo giorno dai sanitari dell’ospedale di Menaggio, si era allontanato d’improvviso dal nosocomio facendo perdere le proprie tracce. I familiari ne avevano prontamente denunciato la scomparsa, ma lui - nonostante ricerche accurate anche nelle zone boschive del territorio - sembrava essere svanito nel nulla.
Erano stati due cittadini tedeschi, nell’ottobre del 2018, a ritrovare durante alcuni lavori di giardinaggio - nella parte più a monte del terreno attorno alla bella villa di proprietà - i resti di un teschio e di un osso, verosimilmente un omero. Da lì era partita la segnalazione prima ad alcuni conoscenti e poi ai carabinieri, che si erano subito attivati per cercare di ricostruire l’accaduto. I resti - che peraltro erano solo parzialmente coperti da alcuni rami e da un sottile strato di terriccio - sono stati poi inviati al Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Parma che li ha esaminati con grande scrupolo, stabilendo anzitutto la data presunta della morte.
Il cerchio di mese in mese si è stretto attorno all’uomo - oggi avrebbe avuto 51 anni - che, come ricordato, si era allontanato volontariamente dall’ospedale di Menaggio, dove si trovava ricoverato da qualche tempo. La comparazione del Dna con quello dei familiari ha permesso di accertarne l’identità al di là di ogni dubbio. I resti - una volta ottenuto il via libera della Procura - sono stati poi riconsegnati ai parenti più stretti per dar corso ad una degna sepoltura. (Marco Palumbo)
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