Cronaca / Lago e valli
Lunedì 22 Febbraio 2021
Torna l’allarme lupi sui monti
Scoperta una coppia a Garzeno
Sono stati fotografati nella località Lajoo. Il sindaco Robba: «Gli allevatori sono preoccupati. Ormai rappresentano un pericolo per il bestiame»
Il Comune di Garzeno riserva un occhio di riguardo agli alpeggi, ma con l’altro tiene d’occhio il lupo, ormai stabilmente presente in Alta Valle Albano. L’attenzione e la buona volontà che l’amministrazione comunale intende dedicare alla montagna deve fare i conti con il predatore per eccellenza che in Val Cavargna e sulle montagne altolariane è presente ormai da alcuni anni in pianta stabile.
Nei giorni scorsi due esemplari sono stati avvistati e immortalati sulla neve in quota, nei pressi della località Najoo e gli allevatori locali non sono affatto tranquilli. «I loro timori sono comprensibili – concorda il sindaco di Garzeno, Eros Robba – . Il lupo, che peraltro può contribuire a ristabilire determinati equilibri nel territorio montano, è un’indubbia minaccia per il bestiame e l’allevatore che a caricare un alpeggio, di questi tempi, è costretto a seguire da vicino gli animali per evitare sorprese».
E aggiunge: «Stiamo rilanciando l’attività di alpeggio, importante per la salvaguardia del territorio e la produzione di formaggi e latticini di qualità, per cui ci sentiamo in dovere di tenere monitorata la situazione a tutela degli allevatori, facendo le opportune segnalazioni alla Regione».
Dopo aver quasi rischiato la scomparsa dei lupi negli anni ’70, da alcuni decenni questi animali sono tornati sulla montagne italiane e sono in fase di espansione.Oggi sui stimano più di 2.000 esemplari distribuiti non solo lungo l’intera dorsale appenninica, ma anche sulle Alpi, dove hanno riguadagnato spazio procedendo verso nord.
Ma il lupo è anche un predatore formidabile di ungulati, dal cinghiale al cervo, specie che da tempo abbondano tra le vallate altolariane. «Il lupo è un animale problematico – aveva ammesso negli anni scorsi a Gravedona Adriano Martinoli, docente dell’Università dell’Insubria– ma anche questo animale fa parte della catena naturale e un ecosistema è migliore quanto più è completo. Più che schierarsi a favore o contro occorre, piuttosto, fare rete per gestirlo, ascoltando esigenze e problematiche di tutti».
GianpieroRiva
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