Tremezzina, i pescatori al governo
«Lavarelli nel lago subito»

Le associazioni sollecitano una deroga per evitare un periodo di due anni senza semine

«Sembra quasi che ci venga vietato di pescare. Come possono rappresentare per il ministero della Transizione Ecologica un problema lavarelli e trote è tuttora difficile da comprendere. Non ci arrendiamo e non sono da escludere nuove iniziative sul modello delle cartoline con lo slogan “Rivogliamo i nostri pesci” inviate a migliaia proprio al ministero».

Così il presidente dell’Aps Como Fipsas, Luigi Guglielmetti, commenta il summit in modalità telematica - ne abbiamo dato conto giovedì - tra Regione Lombardia e i concessionari delle acque che fanno riferimento alle province di Como, Lecco e Varese in quello che è definito il “Bacino 5 delle Prealpi Lombarde”.

Il dato oggettivo che è emerso al termine del summit riguarda anzitutto il fatto che per il prossimo biennio difficilmente si potrà dare corso all’immissione dei lavarelli. Anche in caso di deroga ministeriale, non prima della metà del 2023 si potrà ripartire, affidando così le prime immissioni alle campagne ittiogeniche 2024. Un duro colpo, almeno sulla carta, per tutta la filiera legata a questo pesce simbolo del nostro lago.

In una nota, l’Aps Como Fipsas ha invitato nuovamente Palazzo Lombardia e nel dettaglio l’assessorato regionale con delega alla Pesca guidato da Fabio Rolfi a «proseguire convintamente nella richiesta di deroghe e sollecito invio delle controdeduzioni al ministero della Transizione Ecologia e ad Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in particolare per quanto concerne il lavarello e la trota iridea».

E in questo contesto, l’Aps Como Fipsas ha posto l’accento sul fatto di rivendicare con forza presso il ministero «le proprie prerogative gestionali, così che non venga scartata la possibilità di impugnare per via giudiziale eventuali nuovi atti del ministero stesso».

È chiaro che Regione Lombardia - in caso di un ulteriore diniego rispetto alla deroga richiesta - potrebbe avere la forza di ricorrere alla giustizia - l’esempio calzante è il Tar - per far valere le proprie ragioni.

L’Aps Como Fipsas - che rappresenta circa 5 mila pescatori dilettanti - ha tracciato anche gli scenari tarati inevitabilmente sul breve periodo, durante il quale «verranno mantenuti i ripopolamenti con trota fario mediterranea acquistando sul mercato il materiale non prodotto interamente dall’incubatoio di Valmorea».

Quanto all’altro prezioso incubatoio del territorio, quello di Fiumelatte, persistendo il divieto di produzione del lavarello, «sarà convertito alla produzione di trote fario mediterranee, marmorate, lucci di ceppo italico, i cui effetti però si potranno valutare solo nel prossimo anno».

Nel post si fa riferimento anche alle ricadute economiche di questo “muro contro muro” con il ministero.

«Inevitabilmente si subiranno pesanti contraccolpi di natura economica, dando per molto probabile un’importante perdita di affiliazioni», fa notare ancora Aps Como Fipsas.

Da qui l’impegno di Regione Lombardia a trovare «strumenti e soluzioni praticabili per limitare questi problemi di natura economica».

Oggi, nel frattempo, apre la pesca alla trota di lago. Una piccola schiarita dentro una situazione obiettivamente complessa.

(Marco Palumbo)

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