Cronaca / Lago e valli
Giovedì 22 Febbraio 2018
Tritolo sotto il tavolo in salotto
Ma l’inquilina non lo sapeva
Porlezza. Un pentito rivela il nascondiglio delle armi: era nell’appartamento già affittato a membri del clan. Il padrone di casa ignaro di tutto aveva affittato l’abitazione a una donna. Sotto il tavolo tre panetti di tritolo
Pranzava sopra un arsenale che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro, senza sapere del rischio che correva: tre panetti di tritolo per 750 grammi complessivi, con i relativi detonatori, tre mitragliatori, una pistola automatica (armi da guerra comprate dall’esercito croato), e circa trecento proiettili di vario calibro.
Erano nascosti nel basamento del tavolo del soggiorno dell’appartamento preso in affitto da una donna a Porlezza, del tutto all’oscuro di che cosa contenesse il mobile.
La scoperta è avvenuta solo un anno dopo che l'ultimo affittuario se n’era andato. A frugare nell’appartamento e a rinvenire armi, munizioni ed esplosivi sono stati i poliziotti della Squadra mobile della Questura di Biella, dopo che un affiliato alla cosca dei Raso, una famiglia calabrese residente in Piemonte, aveva rivelato dove si trovavano le armi del clan.
Perquisizione e sequestro avvenuto tra novembre e dicembre, ma la notizia è stata divulgata soltanto ieri dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino.
L’appartamento era stato occupato da alcuni membri del clan, trasferitisi temporaneamente a Porlezza alle dipendenze di una impresa edile che stava svolgendo lavori in zona. L’avevano lasciato libero con l’intenzione di occuparlo nuovamente.
Ma nel frattempo, e siamo a fine anno 2016, erano scattate le manette e così gli ’ndranghetisti non vi avevano più fatto ritorno.
Intanto il padrone di casa, che nulla sapeva di che cosa fosse nascosto nel tavolo del soggiorno, aveva affittato l’appartamento a una donna inconsapevole di vivere in un alloggio a rischio di esplosione.
«La presenza degli inneschi - ha commentato il commissario Marika Viscovo, capo della Squadra mobile di Biella - poteva rappresentare un grave pericolo di esplosione». La notizia dell’arsenale della cosca dei Raso è emersa dalle dichiarazioni di un pentito durante l’interrogatorio nell’ambito di un processo a Biella che riguarda la “locale” di Santhià (Vercelli).
Allo stato attuale è ancora sotto processo Antonio Raso, accusato di essere il capo della famiglia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA