Coronavirus, le imprese
Ratti prova a resistere
Tamborini: «Come in guerra»

L’ad Sergio Tamborini al Financial Times sulla scelta di non interrompere l’attività. «Ho deciso di combattere, adesso si deve fare così»

«La filiera serica prova a non fermarsi». A dirlo è Sergio Tamborini, Ceo di Ratti che già in un’intervista pubblicata ieri dal Financial Times aveva ribadito la posizione assunta dal Gruppo di Guanzate di fronte alla crisi sanitaria.

«La cosa più semplice sarebbe stata chiudere il mondo intero in sicurezza, ma ho deciso di combattere, perché questo è il tempo di combattere. Siamo come in guerra. L’unica cosa da fare ora è mantenere aperte le nostre imprese fino a quando sarà possibile, continuare ad investire e aspettare che tutto torni alla normalità».

La strategia è quella sostenuta con forza da Confindustria Lombardia che ha chiesto e ottenuto che alle imprese fosse riconosciuta la libertà di valutare se interrompere o meno l’attività produttiva.

Collaborazione

Una posizione ferma che l’ad di Ratti ha portato avanti senza forzature attraverso il costante confronto con le organizzazioni sindacali e nel rigoroso rispetto delle norme contenute nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo che raccomandava l’adozione di misure di tutela del personale nella continuazione dell’attività produttiva. Misure poste in essere da Ratti già a partire dal 24 febbraio: sono stati attivati programmi di lavoro a distanza e programmi di fruizione ferie, sono stati rivisti i lay out e attrezzati nuovi spazi con nuove postazioni di lavoro, è stato riorganizzato il servizio mensa, sono state incrementate le attività di sicurezza, pulizia, igienizzazione.

Ulteriori restrizioni

In aggiunta a questo, a decorrere da domani, la società ha concordato con le organizzazioni sindacali una serie di misure ancora più stringenti. È stato stabilito che l’azienda presterà la propria attività nella sede di Guanzate con una ridotta presenza di personale al lavoro, tanto negli uffici - già operanti da casa - che in produzione, dove sono previsti due turni ridotti.

«Già 135 persone lavorano in smart working, 100 a giornata per “canalizzare” il lavoro fatto a casa e in produzione su doppio turno, 300 addetti di ogni livello sono in ferie (tra smaltimento 2019 e 2020, ndr)» precisa Tamborini aggiungendo «abbiamo deciso di non fare rotazioni per evitare il più possibile il numero di contatti».

Scongiurato al momento il totale fermo dell’attività. «Gli ordini si sono ridotti ma non si sono fermati - evidenzia l’ad - Se si chiude tutto c’è il rischio che vengano dirottati altrove, dai nostri maggiori competitor. Qualche piccolo segnale in questa direzione c’è già stato».

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