Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Mercoledì 15 Aprile 2020
Coronavirus in Ticino
Imprese verso la fase due
Riapre il valico di Bizzarone
Imprese di nuovo operative. Da lunedì valico di Brusata aperto dalle 5 alle 9e dalle 16 alle 20 (dal lunedì al venerdì)
Il segnale che il Canton Ticino e la Svizzera stanno per passare alla “fase due” dell’emergenza coronavirus - riaprendo gran parte della attività tra il 20 (Bellinzona) ed il 27 di aprile (Berna) - è arrivato mercoledì pomeriggio, quando la solerte Amministrazione federale delle Dogane ha comunicato che da lunedì mattina il valico di Brusata - omologo di Bizzarone - riaprirà ai frontalieri dalle 5 alle 9 e dalle 16 alle 20 dal lunedì al venerdì. Questa mattina invece sarà la volta del valico di Dirinella, che insiste su Zenna (Varese).
«Da martedì diverse attività hanno riaperto i battenti in Ticino. E con la riapertura sono arrivate le prime giustificate proteste dei frontalieri per le code in corrispondenza dei pochi valichi aperti. Qui il riferimento, con Bizzarone chiuso al traffico, è il Gaggiolo. Ci ha visto subito sulle barricate la decisione di chiudere un valico importante come quello di Bizzarone. Attendevamo un segnale», sottolinea il sindaco di Bizzarone, Guido Bertocchi. Eppure ancora il deputato della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, è tornato alla carica, chiedendo - alla luce dei contagi che nelle province lombarde di confine accennano solo in parte a diminuire - di schierare l’esercito per meglio presidiare i valichi e i confini. Proposta destinata a finire nel nulla. Una decisione quella assunta dall’Amministrazione federale delle Dogane, presa «a seguito dell’analisi dei flussi e d’intesa con le autorità cantonali e italiane», fermo restando che dalle dogane possono sostanzialmente transitare in primis i frontalieri con permesso G. Oggi il Consiglio federale comunicherà le proprie decisioni circa l’attesa “fase due”.
In Svizzera i contagi hanno raggiunto quota 25957 con 1175 decessi, mentre in Ticino i contagi si sono attestati a quota 2927 con 263 decessi (e 548 pazienti dimessi). Ieri in una lunga nota, l’Unione sindacale svizzera ha sottolineato che due sono le priorità: salvare i posti di lavoro da un lato e il potere d’acquisto dall’altro. «In un mese - si legge nella nota - altri 10 mila lavoratori si sono ritrovati in disoccupazione. Si tratta di un aumento record».
L’attenzione resta alta, anche perché in un sondaggio di ieri è emerso che circa il 30% delle aziende svizzere ha intenzione di dar corso a licenziamenti nei prossimi due mesi. In vista del Consiglio federale, il Partito Liberal Radicale ieri ha chiesto «di allentare le misure restrittive il più rapidamente possibile».
«Misure che hanno conseguenze negative importanti per l’economia svizzera», precisa il Prl, confermando comunque che non bisogna abbassare la guardia anche per quanto concerne l’aspetto sanitario. La Svizzera e il Canton Ticino - come anticipato ieri dal nostro giornale - si preparano dunque a svoltare, anche se il quadro della situazione nel Cantone di confine non è ancora del tutto rassicurante dal punto di vista sanitario.
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