Fisco e tangenti, i Taborelli risarciscono
E l’ex direttore delle Entrate ora parla

Lungo interrogatorio, ieri, per Roberto Leoni. Il magistrato ne “secreta” il contenuto - Intanto l’ex presidente degli industriali e il fratello offrono 60mila euro e chiedono di patteggiare

Como

Importanti novità nell’inchiesta per corruzione che alla fine dello scorso giugno aveva portato in carcere l’ex presidente della Comense Antonio Pennestrì, suo figlio Stefano e l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate Roberto Leoni.

La prima riguarda i fratelli Ambrogio e Mario Alberto Taborelli, ex presidente di Camera di Commercio e Confindustria Como il primo, parlamentare il secondo, l’uno e l’altro accusati di corruzione per avere pagato una tangente dell’importo di 50mila euro all’ex direttore Leoni - per il tramite di Pennestrì sr. che dell’operazione si vantava di essere il regista - così abbattendo un debito con il Fisco che da 110mila euro scese a 30mila.

Se il giudice ratificherà l’accordo, entrambi i Taborelli chiuderanno i loro conti con la giustizia risarcendo 60mila euro e patteggiando una condanna a un anno e dieci mesi, saldamente al di sotto dei limiti della sospensione condizionale della pena.

La seconda novità riguarda la “audizione” di Roberto Leoni, l’ex direttore delle Entrate di viale Cavallotti, chiuso da giugno nel carcere di Busto Arsizio. Proprio nella sala colloqui della casa circondariale di Busto, Leoni ha risposto l’altroieri per una decina di ore alle domande del pm Pasquale Addesso, titolare del fascicolo di inchiesta.

L’ex direttore avrebbe risposte puntualmente a tutte le domande, illustrando dettagli e circostanze di una certa rilevanza penale, forse anche qualche chiamata in correità, ché diversamente non si spiegherebbe la scelta, operata dalla Procura, di “secretare” il verbale di interrogatorio.

Insomma, c’è la possibilità che l’inchiesta sia tutt’altro che conclusa e che anzi nuovo slancio prendano ulteriori filoni.

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